Furti ai negozi con il tombino, tutti assolti

I colpi erano continuati mentre gli otto indagati erano in carcere o sottoposti ad altre misure cautelari
BELLUCO.FURTO BAR LA PIAZZETTA SAONARA.il tombino usato per la spaccata
BELLUCO.FURTO BAR LA PIAZZETTA SAONARA.il tombino usato per la spaccata

SAN DONÀ. Erano stati coinvolti in un’indagine dei carabinieri perché sospettati di fare parte di una banda che si era specializzata in furti in profumerie e negozi di abbigliamento. Il marchio distintivo di fabbrica erano i tombini in ghisa usati per spaccare le vetrine ed entrare nel negozio da razziare. Al termine di un’indagine lunga e complessa, dopo quasi un anno di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali e l’uso di apparati gps sulle auto sospette, i carabinieri fecero scattare le misure cautelari nei confronti di undici componenti della presunta banda, due dei quali in carcere. Ma, al termine del processo, dopo l’audizione di una ventina di testimoni e l’acquisizione agli atti di tre cd con registrate centinaia di telefonate intercorse tra gli indagati, ad una decina di anni dalle misure cautelari, tutti gli imputati sono stati assolti.

Tra gli imputati finiti alla sbarra e assolti c’è anche Lica Popa, alias Ion Carp, 50 anni di San Donà (difeso dall’avvocato Igor Zornetta di San Donà) considerato il capo della banda, per il quale il pubblico ministero, in aula, aveva chiesto la condanna a 5 anni e sei mesi. Con lui sono stati assolti gli altri sette imputati Mihail Crefelean, 32 anni di Sant’Ambrogio di Trebaseleghe (avvocato Salvatore Cianciafara), Ionut Georgel Nechifor, 42 anni di Padova, Liviu Florin Popa, alias Liviu Mocanu, 49 anni, Dimitru Macovei, 51 anni, Dan Romeo Croceanu, 51 anni di Bessica, Dana Pavelina Crefelean30 anni di Sant’Ambrogio di Trebaseleghe, e Mariana Patea, 39 anni di San Donà.

Per sapere i motivi dell’assoluzione bisognerà attendere il deposito delle motivazioni del giudice Francesco Sartorio. Ma, uno degli elementi che potrebbe aver influito sulla sentenza di assoluzione, potrebbe essere stato il fatto che, mentre gli indagati erano in carcere o comunque limitati nella libertà con altre misure cautelari, i furti nei negozi con le stesse modalità erano continuati.

Oltre una decina, le parti offese, ossia titolari di negozi di profumi e abbigliamento presi di mira dalla “banda del tombino” e che sono stati sentiti nel corso del processo. Si tratta dei titolari di “Vittadello Profumerie” di Preganziol, “Teresa Nucci” di Limena, “Lazzaretto Franco” di Mason Vicentino, Pizzeria Albachiara di Piombino Dese, “Profumeria Unix” di Marostica, “Volpe Nera” di Caerano”, “TessituraBoscalto Est” di Loreggia, “Giorgio Parfum” di Quinto di Treviso, “Abl Pelletterie” di Santa Maria di Sala, “Profumeria Limini” di Montebellun e “Occhial” di Barcon di Vedelago.

Marco Filippi

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