Fuori produzione le vetture del tram di Mestre. Ora scoppia la grana dei pezzi di ricambio

Avm attende chiarimenti dalla società francese Alstom. L’assessore Boraso: «Rischia di essere un dramma»
agenzia candussi. Conferenza stampa nel tram da Mestre Piazzale Cialdini a Venezia Piazzale Roma, con l'assessore Renato Boraso.
agenzia candussi. Conferenza stampa nel tram da Mestre Piazzale Cialdini a Venezia Piazzale Roma, con l'assessore Renato Boraso.

MESTRE. La società francese Alstom mette il tram modello Translohr fuori produzione dalla fine dell’anno e Actv rischia di trovarsi, nel futuro, senza pezzi di ricambio. «Spero che si riesca a trovare una soluzione, ma rischia di essere un dramma», dice l’assessore ai Trasporti Renato Boraso.

Mezzi fuori produzione

Avm-Actv non ha, formalmente, ricevuto alcuna comunicazione da parte del gruppo francese, ma tra gli addetti ai lavori la notizia è data per certa: dal primo gennaio il tram come quello di Mestre, il Translohr, finisce fuori produzione perché la Ntl (controllata da Alstom) si concentrerà su un nuovo modello di bus elettrico. L’abbandono della produzione va di pari passo con il progetto di fusione dell’Alstom con la tedesca Siemens Mobility, per la nascita di un mega gruppo ferroviario da 15 miliardi di fatturato. Ammesso e non concesso che l’Unione Europea decida di dare il via libera all’operazione dopo le pesanti critiche mosse dalla Commissione, non più tardi di una settimana fa, per la nascita di un monopolio nel comparto ferroviario. Fusione o meno non sembrano esserci dubbi sul fatto che Alstom - che a sua volta ereditò il brevetto dalla Lohr - non produrrà più il modello in servizio sulle strade di Mestre.

agenzia candussi. Conferenza stampa nel tram da Mestre Piazzale Cialdini a Venezia Piazzale Roma, con l'assessore Renato Boraso.
agenzia candussi. Conferenza stampa nel tram da Mestre Piazzale Cialdini a Venezia Piazzale Roma, con l'assessore Renato Boraso.


E I PEZZI DI RICAMBIO?

È la domanda che, da alcuni giorni, si stanno facendo insistentemente i vertici di Avm - in assenza di una nota ufficiale di Alstom per ora preferiscono non commentare - e i dirigenti dell’assessorato ai Trasporti di Ca’ Farsetti. «La comunicazione ufficiale non è arrivata, ma la notizia pare certa», allarga le braccia l’assessore Boraso, che da consigliere comunale di opposizione fu tra i più critici nei confronti del tram. Non è difficile capire quindi perché oggi abbia voglia di togliersi i sassolini dalle scarpe. «L’assurdità degli amministratori che mi hanno preceduto è aver scelto un modello chiuso, vincolante, senza poter pensare che l’azienda poteva chiudere o fallire. Cosa succede ora se un uno dei mezzi resta coinvolto, in modo pesane, in un incidente?». Il rischio è che Alstom non fornisca più i pezzi di ricambio. «E questo è gravissimo», aggiunge Boraso. Il tram a Mestre è di recente realizzazione (nel 2010 la prima linea, nel 2015 la seconda). Pensare che da qui a qualche anno possano non esserci più ricambi è uno scenario da mani dei capelli.

MATASSA DA SBROGLIARE

Nei prossimi giorni - fanno sapere da Ca’ Farsetti - una delegazione di Avm potrebbe andare, con i colleghi di Busitalia di Padova, nella sede di Alstom, a Saint-Ouen, per cercare di capire che cosa stia succedendo. E per studiare una via d’uscita. Un interrogativo che si sono già posti a Clermont-Ferrad, la prima città francese ad avere sperimentato questo tipo di tram (inaugurato nel 2006), e che conta di utilizzarlo fino al 2036. L’idea di un gruppo di ingegneri, autori di una relazione sulla transizione commissionata dal ministero dell’Ecologia, è quella di creare una collaborazione tra le città in cui circola il tram (ci sono anche Parigi, Medellin in Colombia e due città cinesi, Tianjin e Shanghai) per lo scambio reciproco dei pezzi di ricambio.

Soluzione cinese

«La disponibilità di materiale rotabile è un parametro critico», si legge nella relazione della commissione francese, che cita i casi di Mestre e Medellin ricordando come i rapporti con Ntl per ottenere pezzi di ricambio siano stati spesso complicati per la «scarsa reattività» della società francese accusata anche di avere messo i bastoni tra le ruote quando le società di trasporto locale hanno cercato una soluzione in proprio, violando quindi il protocollo firmato con la casa produttrice. La via d’uscita potrebbe arrivare dalla Cina perché nelle due città i tram non servono il trasporto pubblico dei pendolari, ma assecondano spostamenti per il tempo libero. Ecco perché l’ipotesi è che la Cina possa dismettere le due linee per poi vendere i pezzi alle altre città in affanno.

«SCENARIO ASSURDO»

«Uno scenario assurdo, ci scambiamo i pezzi tra città come figurine? Io spero che una soluzione si trovi», aggiunge Boraso, «ma se non si troverà qualcuno dovrà pagare: c’è un mutuo acceso con la Bei (Banca Europea per gli investimento) per altri 30 anni. Rischiamo di doverlo pagare, senza avere più il tram».

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