«Fuori dalle Parlamentarie senza alcuna spiegazione»

Claut (ex assessore a Mira) Sensini e Sambin contro i coordinatori del movimento «Criteri arbitrari e democrazia carente per non oscurare i designati da Di Maio»

VENEZIA. Esclusi senza motivo dalle liste delle “Parlamentarie” del Movimento Cinque Stelle in Veneto per non “fare ombra” e togliere voti a quelli che erano già i candidati designati dal leader nazionale Luigi Di Maio e dai coordinatori regionali e provinciali della forza politica fondata da Beppe Grillo. È l’accusa - pesante ma documentata - che muovono a Di Maio e ai coordinatori veneti dei Cinque stelle Jacopo Berti e Simone Contro e veneziani Luisa Sattin e Marco Da Villa, alcuni degli esponenti più noti del Movimento in Veneto. Nonostante l’autocandidatura e l’assenza di “carichi” legali pendenti - sottolineano - si sono trovati fuori senza spiegazioni, in base alle nuove logiche che governano ora i Cinque Stelle. A denunciare la situazione ieri Luciano Claut, uno dei fondatori dei Cinque stelle in Veneto (per questo già uscito dal Movimento) e già assessore all’Urbanistica al Comune di Mira e due attivisti veneziani molto conosciuti come Claudio Sensini e Marco Sambin.

«Nel Collegio Veneto 2 per il Senato (Vicenza-Padova-Verona)» hanno spiegato ieri «l’esclusione immotivata ha riguardato almeno sei esponenti di spicco tra cui Marco Zordan (ex assessore di Sarego che a settembre aveva ottenuto 350 voti per la premiership), Evelina Cataldo, Maria Elena Martinez di Padova e altri noti attivisti ed ex candidati regionali che avrebbero raccolto centinaia di voti, modificando l’esito del voto veneto per le “Parlamentarie”. Nel Collegio di Veneto 1 (Venezia-Treviso-Belluno-Rovigo), oltre che a noi l’esclusione senza ragioni dalle liste ha riguardato tra gli altri l’ex presidente del Consiglio comunale di Mira Serena Giuliato, il consigliere comunale di Martellago Andrea Marchiori e una nota attivista della prima ora come Beatrice Ippolito. Nomi che se non fossero stati cancellati avrebbero modificato completamente l’esito del voto on line. Basti pensare che i primi quattro candidati della graduatoria (Gian Piero Girotto, Orietta Vanin, Antonio Candiello e Gladis Riva) hanno ottenuto solo 514 voti. A conferma che c’è più di qualcosa di strano nello svolgimento delle “Parlamentarie” c’è il fatto che sono stati inseriti in lista almeno due candidati a propria insaputa, sconosciuti e che non avevano inviato alcuna documentazione). Claut, Sensini e Sambin concludono ricordando che purtroppo la strana procedura è legittima, perché il funzionamento interno dei partiti non è regolato da leggi nazionali e dunque nelle loro scelte possono di fatto adottare anche i criteri più arbitrari, ma citano un pronunciamento del Tribunale di Roma che ha sancito che nel nuovo statuto del Movimento Cinque Stelle c’è «una evidente distanza dai canoni minimi di democrazia interna».

Enrico Tantucci

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia