«Fuga di gas, nessun danno alla salute»
«Nessun danno all’ambiente e alle persone» per il disservizio nello stabilimento di Versalis spa (Gruppo Eni) che domenica scorsa ha prodotto due alte colonne di fiamme e fumo nero uscite per più di venti minuti dalle fiaccole dell’impianto di cracking del Petrolchimico.
Lo assicura l’Arpav, l’Agenzia regionale di prevenzione e protezione ambientale, sulla base dei risultati dei campionamenti d’aria effettuati domenica in tre località di Malcontenta, Mestre e Oriago per verificare l’eventuale presenza di concentrazioni di sostanze tossiche oltre i limiti di legge.
«Non vi sono criticità nei risultati delle analisi dell’aria prelevata tramite canister nella zona di Malcontenta durante l’evento che ha coinvolto la Versalis la scorsa domenica» spiega la nota stampa diffusa ieri dell’Arpav «Le concentrazioni riscontrate non fanno emergere possibili effetti igienico sanitari acuti anche se, la presenza, pur in basse concentrazioni, di sostanze incombuste, può aver favorito fenomeni odorigeni». «I dati in continuo delle sostanze aromatiche rilevate nella centralina di Mestre di via Bissuola» aggiunge l’Arpav «fanno escludere che quest'area sia stata investita dalla ricaduta di sostanze organiche volatili generate dall'evento». Infine, anche «i risultati analitici del campionamento ad alto volume per valutare la ricaduta di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) nella zona abitata di Oriago non hanno messo in evidenza concentrazioni diverse da quelle abitualmente rilevate in periodo estivo». Secondo l’Arpav a determinare una ampia e rapida dispersione degli eventuali inquinanti contenuti nella nube nera di domenica scorsa è stato il vento sostenuto «di provenienza sud-est e di velocità tra i 3 e i 4 metri al secondo» che ha soffiato per tutto il pomeriggio e la sera.
L’Arpav sgombra così il campo da possibili conseguenze sanitarie per la popolazione che, comunque, mentre era in corso il fuori servizio con la allarmante fumata nera, ha ricevuto dall’Asl 12 il consiglio di prevenire ogni rischio di esposizione ad eventuali inquinanti aerei chiudendosi in casa con le imposte chiuse fino a che l’evento non fosse cessato. Resta il fatto – come sostenuto da più parti, a cominciare dal presidente della Municipalità di Marghera, Gianfranco Bettin che ha denunciato «l’inadeguato funzionamento del sistema di comunicazione alla popolazione di un veneto visibile così evidente come quello di domenica al Petrolchimico».
Per Bettin «sarebbe il caso che la regìa restasse in capo al Comune» come è sempre stato in passato attraverso la Protezione civile che faceva capo al delegato del sindaco Maurizio Calligaro e mai sostituito dalla giunta Brugnaro.
Lo stesso assessore comunale all’Ambiente Massimiliano De Martin ha ammesso che il sistema di comunicazione e allertamento della popolazione in caso di eventi evidenti, pericolosi o meno che siano «va ricalibrato». A quanto pare non è stato del tutto rispettato il «Piano di emergenza esterna relativo ai rischi industriali di Porto Marghera» messo a punto nel 2011 dopo l’ennesimo fuori servizio al Petrolchimico.
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