Fu preso a testate dall’abusivo finito l’incubo dell’ex bagnino

Chioggia. Riccardo Bonato operato a Vicenza dove gli è stato ricostruito il naso spaccato L’aggressione in spiaggia la scorsa estate. «Era una belva scatenata, mi ha colpito a tradimento»
CHIOGGIA. La violenta testata del venditore abusivo senegalese. Il naso del bagnino, Riccardo Bonato, che si spacca di netto dalla faccia come se a cadere sul volto fosse stato il fendente di un’accetta. Un crack spaventoso. Un’aggressione brutale. Accade, ai primi di agosto dello scorso anno sulla spiaggia di Sottomarina all’interno di uno stabilimento balneare. Ne parlano giornali ed emittenti. Il bagnino ferito è sommerso dai like di solidarietà di migliaia di persone tanto che per la mole di questi attestati deve chiudere la sua pagina Facebook ormai overbooking. Ma anche un’odissea in giro per studi medici e ospedali per sistemare un naso che continua a restare penzolante e gli fa vedere continuamente le stelle per il male lancinante.


Infine, qualcuno gli dice che la soluzione la può trovare a Vicenza. E così, in effetti, avviene. La via crucis dolorosa finisce. Lo opera al San Bortolo il primario di chirurgia plastica Maurizio Pegoraro, uno specialista che ha che ha operato fino ad oggi oltre 5 mila persone per ricostruire e rimodellare nasi distrutti da incidenti, deformati da tumori devastanti, poco amati nel disegno anatomico naturale dai legittimi proprietari. Un’operazione, questa volta, ancora più complessa. Il naso del bagnino picchiato dal venditore africano era ridotto in frammenti come uscito da un tritacarne. Non era semplice ricomporre i pezzi, rimettere in asse il setto, recuperare la funzionalità, restituire fedelmente l’estetica perduta. Ma l’intervento è stato a regola d’arte e ora Riccardo Bonato, 36 anni, ex bagnino dopo la disavventura estiva e un nuovo lavoro di magazziniere in una industria bassanese, trasferitosi da Chioggia a Vicenza dopo aver conosciuto un amore di ragazza berica con quale convive nel quartiere San Bortolo – ha ritrovato la serenità. Non più quel sinistro e metallico scrocchio di ossa a ogni movimento del naso scollato e ballerino che sbatte da una parte e dall’altra come fuscello spinto dal vento e fa serrare le narici. Non più quelle insostenibili fitte al centro del viso. Non più quella maledetta difficoltà a respirare. Non più crisi di panico per il timore di non tornare più come prima. E il racconto di quel mezzogiorno di fuoco sotto i muscoli d’acciaio del poderoso senegalese non fa più paura. «Vende merce taroccata. Un attaccabrighe. Quel giorno continuava a disturbare i clienti. Lo invito ad andare altrove e lui mi insulta. Allora vado dal titolare dello stabilimento e chiedo cosa devo fare. Devi mandarlo via, mi dice».


Il bagno è l’Oasi, all’altezza della torretta 27 del litorale di Sottomarina. «Torno sull’arenile e lo trovo seduto su una sedia a sdraio. Devi allontanarti, gli ripeto ma il venditore abusivo per tutta risposta va su tutte le furie, mi mette le mani addosso. Io lo atterro e gli faccio: ora ti mollo ma qui non ci puoi più stare. Lui finge di obbedire, poi si gira di scatto e mi colpisce con una testata tremenda sulla tempia. Io perdo quasi i sensi. Il telefonino mi cade sulla sabbia. Mi abbasso per prenderlo. Sento l’uomo addosso. Un’altra testata. Un male da morire al naso, perdo sangue, non vedo più nulla. Il senegalese è una belva scatenata. Le gente attorno assiste alla scena ma non interviene nessuno».


Ricordi incisi sotto il naso bendato. L’africano, un gigante di 30 anni, scappa. È una ragazza del salvataggio a dare l’allarme. Poco dopo lo bloccano e lo portano in caserma. «Io vengo accompagnato in ospedale a Chioggia, ho il setto nasale fratturato e deviato. Cercano di rimetterlo a posto così a freddo. Una sofferenza che non auguro a nessuno. Qualche giorno dopo rivedo il venditore. Ti è andata bene, mi dice con aria di sfida, avrei potuto ammazzarti». Poi il lungo e inutile pellegrinaggio per rimettere a posto il naso storto. Fino a che non ha trovato il suo salvatore al San Bortolo.


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