Fu condannato per la rapina dai Corradini

Nel 2002 il bandito sequestrò la moglie, il figlio e due segretarie dell’ex ad del Casinò di Venezia

FIESSO D’ARTICO. «La vicenda del sequestro di moglie, figlio e due segretarie di Gianni Corradini presenta ancor oggi le caratteristiche di un vero e proprio “affaire” ed è collocabile in un contesto dove ha operato una manovalanza criminosa nell’ambito di un’ispirazione ascrivibile a soggetti operanti nel campo economico-finanziario, con inevitabili riflessi in quello politico». È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza depositata dal gip Stefano Manduzio che condannò Moreno Monetti e Massimo Nalesso, di Vigonovo, a cinque anni e quattro mesi di reclusione e il siciliano Salvatore Rosana a tre anni e otto mesi di carcere, chiedendo la riapertura dell’indagine per chiarire il ruolo della quarta persona attorno alla quale ruota l’intera vicenda: Paolo Cattarin. L’11 febbraio 2002 tre uomini armati avevano fatto irruzione nello studio di San Donà di Gianni Corradini sequestrandone la moglie, il figlio e le due segretarie. Miravano allo stesso Corradini, allora amministratore delegato del Casinò di Venezia e presidente della società che gestiva il Casinò di Malta. Ma Corradini non si trovava sul posto e i tre, alla fine, se ne erano andati a mani vuote. Si era trattato di un «segnale forte», come aveva detto dal carcere sostenendo di essere a conoscenza dei fatti, anche se estraneo, il detenuto Paolo Cattarin, oppure di un’estorsione finalizzata a rapinare il Casinò veneziano, come poi sostenuto da Salvatore Rosana? Due confessioni, infatti, quella di Salvatore Rosana, e quella di Paolo Cattarin. Quest’ultimo, scomodando mafia e politici locali, aveva raccontato di «una complessa operazione partita dalla Sicilia, diretta a screditare Corradini e danneggiare il Casinò di Malta, per il quale era in atto un progetto di gioco “on-line”. Per Salvatore Rosana, la cui confessione fu ritenuta più credibile del giudice, Cattarin avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella vicenda.

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