Frode sulla mascherine, la consigliera comunale di Caorle patteggia
Il Comune di Ferrara ora chiede i danni a Rachele Bravin. I prodotti recavano la scritta “mascherina chirurgica” ma, per i finanzieri, non era così
Il Comune di Ferrara chiede il risarcimento dei danni a un consigliere comunale di Caorle. Accade per la nota inchiesta sulle forniture di mascherine, nel drammatico periodo del Covid.
Sebbene ci sia stata, secondo i suoi legali, la buona fede, la consigliera comunale di Caorle, Rachele Bravin, e il padre Marco Bravin, rispettivamente collaboratrice e legale rappresentante della ditta Blue service, hanno concordato in tribunale a Ferrara un patteggiamento di poco più di 5 mesi per frode.
Le forniture all’epoca furono numerose, la Blue service riconvertì la produzione in un momento difficile. Ma qualcuno presentò un esposto alla Guardia di Finanza che ha indagato su varie forniture in Veneto e in Emilia.
Erano state rifornite anche la Farmacia comunale di Ferrara e pure il carcere. Secondo le accuse le mascherine non erano conformi e il ricavo, oltre 3 milioni per i giudici ferraresi, era stato fraudolento.
A Ferrara le mascherine erano introvabili. In udienza solo il Comune di Ferrara, come spiega il quotidiano la Nuova Ferrara, si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Vittorio Zappaterra a tutela della propria immagine e al fine di un risarcimento del danno che ora, a processo concluso con un patteggiamento (per entrambi 5 mesi e 15 giorni e mille euro di multa), dovrà essere definito in separata sede.
I prodotti recavano la scritta “mascherina chirurgica” ma, per i finanzieri, non era così. Le 600 mascherine destinate alla Polizia locale erano state consegnate il 9 marzo 2020, quando l’epidemia era appena stata conclamata e con essa il problema di reperire mascherine di cui non c’era disponibilità.
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