Frode fiscale, patteggiano i fondatori Durango
Un anno e due mesi per Pinton e Magro. Con la scuderia puntavano alla Formula 1

Un’auto della scuderia Durango
VENEZIA.
All'inizio della scorsa stagione delle corse avrebbe dovuto entrare nel circo della Fomula Uno come nuova scuderia, ma prima una delle società - la «Automotive Durango srl» di Mellaredo di Pianiga - è fallita e ora i due soci, il padovano Ivone Pinton ed Enrico Magro di Cadoneghe, hanno patteggiato una pena di un anno e due mesi ciascuno per frode fiscale.
Magro e Pinton hanno costituito più di una società e, stando alle accuse del pubblico ministero di Venezia Federico Bressan e della Guardia di finanza, avrebbero utilizzato centinaia di fatture per operazioni economiche inesistenti per la «E.I. Engeneering», mentre ora continuano ad operare con la «Engeneering Durango» sempre di Mellaredo. Stando ai conti delle «Fiamme gialle», nel 2006 e nell'anno successivo avrebbero usato fatture fasulle per un milione e 800 mila euro il primo anno e per un altro milione e 90 mila euro il secondo anno. Il rappresentante della Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio dei due, ma ieri il loro difensore, l'avvocato Rodolfo Marigonda, è riuscito a raggiungere l'accordo con l'accusa sulla pena in modo da evitare il processo in aula. Avrebbero dovuto gareggiare accanto a Ferrari e Mc Laren come una nuova scuderia, sostenevano che a garantire le cifre richieste da Ecclestone per partire c'era tra gli altri uno dei figli del colonnello Gheddafi, adesso decaduto, e a metterci la faccia una grande pilota come Jacques Villeneuve, ex campione del mondo (tra l'altro a guidare una loro macchina c'era anche il figlio dell'ex e discusso capo del Sismi Nicolò Pollari). Poi però è arrivato il fallimento della «Automotive Durango srl» con sede nella zona industriale di Pianiga. I registri della società sono da novembre nelle mani della commercialista mestrina Lorenza Danzo, nominata curatrice, che ai creditori, riuniti in assemblea il 16 marzo scorso, avrebbe chiario che il passivo è di circa 600 mila euro, sicuramente non una cifra astronomica. A puntare sul fallimento e a chiedere soldi è stata soprattutto Equitalia, la società che solitamente riscuote tasse e contributi per l'Erario. Che quei 600 mila euro non siano una cifra irraggiungibile l'aveva fatto capire uno dei soci. «La nostra idea è di partire con almeno 60 milioni di euro. Ecclestone parlava di 45 per l'accesso, ma iniziare con quella cifra significherebbe stare a 5 secondi dai primi. In altre parole, vuol dire essere doppiati ogni 7-8 giri di pista. Così non si va da nessuna parte» spiegava al nostro giornale proprio il padovano Ivone Pinton. Adesso, a quel fallimento, che ha messo nuovamente in modo gli investigatori della Guardia di finanza, che dovrebbero consegnare nei prossimi giorni un nuovo dossier al pubblico ministero, si è aggiunto il patteggiamento per frode fiscale.
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