Fratelli Gallina, mistero sulla morte

Mira. Dopo un anno interpellanza del consigliere Bolzoni per conoscere le cause

MIRA. Mistero più assoluto. A sette mesi di distanza dal funerale dei fratelli Mauro ed Emanuele Gallina, i due miresi in carico ai Servizi sociali del Comune di Mira trovati in casa morti dopo tre mesi dal decesso, non si sanno ancora le cause della loro morte. Sono morti per un malore, entrambi? O per il freddo? Si sono suicidati? È buio fitto.

A sollevare dubbi e a chiedere risposte su cosa sia successo è il consigliere comunale Gabriele Bolzoni che già mesi fa si era chiesto i motivi del decesso e se fossero arrivate delle delucidazioni dalla Procura dopo che sui corpi era stata fatta l’autopsia di rito. «Vorremo sapere dal Comune», spiega Bolzoni, «a che punto sono le indagini. E se ci sono delle novità sui motivi dei decessi delle due persone. Il Comune ci informi quanto prima. La morte di due persone, ancor più se avvenuta in quelle circostanze, non può passare sotto silenzio. Si parlò di inedia, ma la spiegazione non convince tutti. E qualcuno comincia ad adombrare il dubbio che se non si fosse trattato di due persone in difficoltà e disperate come loro, le risposte sarebbero arrivate prima. I referti dell’autopsia il Comune di Mira ancora non li conosce. «Anche noi saremo tanto interessati a conoscere la causa della morte dei due fratelli Gallina», spiega l’assessore ai servizi sociali del Comune Francesca Spolaore. «Un caso che ci ha colpito molto e del quale la comunità di Mira è rimasta profondamente scossa. Per fare chiarezza abbiamo istituito una commissione ad hoc in consiglio. Speriamo che delle risposte arrivino dalla magistratura di cui abbiamo piena fiducia, in tempi rapidi».

I fratelli Gallina, di 41 e 44 anni, morirono in un appartamento dell’Ater in via Borromini al civico 10 a Mira Porte, e i loro corpi furono trovati dopo tre mesi. L’alloggio era stato sigillato dall’Ater, per morosità, mentre i corpi erano ancora all’interno. Era scattata anche una gara di solidarietà con operatori funebri, associazioni e privati cittadini che si erano offerti di assumersi a proprio carico le spese per l’estremo saluto.

Alessandro Abbadir

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