Fratelli accusati di stalking contro un imprenditore
SAN STINO. Accuse pesanti per i fratelli Gobbo di San Stino, Giorgio e Dino, rispettivamente 51 e 46 anni. A lanciarle contro di loro l’imprenditore della ristorazione Sante Vedovotto, gestore del ristorante Contarina di San Stino, dell’Happy Bar di Concordia Sagittaria e di altri locali della zona. I due, ieri, sono dovuti comparire davanti al giudice monocratico di Venezia Andrea Battistuzzi per rispondere di atti persecutori (stalking), minacce e anche lesioni volontarie e incendio. I fatti si riferiscono ai mesi a cavallo tra i 2009 e l’anno successivo.
Stando alle querele presentate dalla parte offesa, che si è costituita parte civile con l’avvocato Barbara Rossetto, sia Giorgio sia Dino Gobbo lo avrebbero più volte inseguito con le loro automobili, inoltre si sarebbero fatti vivi il primo minacciando non solo lui (gli avrebbe detto che gli avrebbe tagliato i c...), ma anche la figlia e la convivente, sostenendo che l’avrebbe violentata. Dino, inoltre, si sarebbe puntato le dita a forma di pistola alla tempia, e rivolto a lui fingendo di sparare. Quindi, avrebbe minacciato di rapire la figlia. Sempre Giorgio, ancora, il 14 agosto di sei anni fa, mentre il ristoratore camminava a San Michele al Tagliamento lo avrebbe investito con la sua auto, inoltre, visto che si trovava a terra, era sceso dal posto di guida del mezzo e lo avrebbe colpito con calci e pugni sulla schiena, procurandogli lesioni. Infine, i due fratelli devono rispondere di aver incendiato la moto di Vedovotto, incendio che poi si era propagato anche alla tettoia sotto la quale era stato ricoverato il mezzo. Alla fine, secondo le accuse, la tettoia era anche crollata.
Prima che accadesse tutto quello di cui gli imputati devono rispondere, uno dei fratelli era uno stretto collaboratore e lavorava assieme a Vedovotto, che gli aveva lasciato dirigere uno dei suoi locali. Ieri, l’imprenditore è stato interrogato dalla pubblico ministero Elisabetta Spigarelli e, oltre a confermare tutte le accuse, ha anche risposto alle domande sui motivi che avrebbero spinto i due a perseguitarlo e addirittura ad aggredirlo. Ha sostenuto che dal locale gestito da Gobbo sarebbero spariti ben trentamila euro e che proprio per questo lui lo aveva allontanato. Diversa la versione degli imputati, i quali affermano che l’imprenditore avrebbe contestato a uno di loro di frequentare anche fuori dall’orario di lavoro una delle dipendenti e che questo non sarebbe stato corretto. Insomma, stando alla difesa, un pretesto. La prossima udienza sarà il prossimo 29 marzo.
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