Frasi diffamatorie sui gay Denis Mazzon querela

Pregiudizi e messaggi che incitavano all'odio e alla violenza, Lgbte querela per le offese sui socialnetwork. L'associazione che tutela gay, lesbiche, trans, bisex ed etero, senza discriminazioni di...

Pregiudizi e messaggi che incitavano all'odio e alla violenza, Lgbte querela per le offese sui socialnetwork.

L'associazione che tutela gay, lesbiche, trans, bisex ed etero, senza discriminazioni di razza o tendenze sessuali, ha deciso di non accettare più ingiurie gratuite anche in rete, creando un precedente dopo che in queste settimane ci sono stati altri casi di gravi offese anche a sfondo politico sfogate sui social. Altre querele sono state presentate da esponenti politici offesi gratuitamente nel corso di discussioni su varie questioni e temi, discussioni aperte in vari profili che sono scadute nelle offese gratuite o addirittura minacce. «Lo spiacevole episodio», spiega Denis Mazzon assieme agli altri referenti dell'associazione, «è accaduto perché ho difeso su Facebook il ragazzo ingiustamente rinchiuso presso il Cie di Bari, Emra Gasi. Infatti, dopo la comparsa nel socialnetwork della notizia riguardante il caso del giovane, una donna ha pubblicato un commento aggressivo in cui lo definiva "psicopatico", aggiungendo altri epiteti offensivi. Quindi, data l'offesa, l'ho invitata a riflettere. Purtroppo, lei ha replicato isultandomi con frasi ingiuriose e diffamatorie». Troppo spesso la comunicazione per mezzo dei socialnetwork è luogo di violenza e diffamazione. Data la possibilità di nascondersi dietro un mezzo informatico e, quindi, un nickname o profili falsi, sembra lecito agli utenti scrivere liberamente ciò che in altri ambiti sarebbe sanzionato.

È la consapevolezza del mancato controllo a favorire questo fenomeno. Ciò che non è consentito nel mondo reale diventa possibile in quello virtuale, amplificando sentimenti di odio verso gli altri. «Mercoledì  ho sporto querela contro la donna», aggiunge, «per tutelare me stesso, chiedendone una condanna esemplare, dopo queste frasi ingiuriose e diffamatorie».

Giovanni Cagnassi

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