Frasi choc sugli stupri denunce di due donne e mediatore indagato

I modelli di querela diffusi sui social da due amiche usati dalla Procura per aprire l’inchiesta sul responsabile
MIRANO. È partito da Mirano il modulo per denunciare il mediatore culturale pachistano, finito poi sul tavolo del procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini, che lo ha iscritto nel registro degli indagati per istigazione a delinquere.


All’indomani delle violenze sessuali di Rimini infatti, Abid Jee aveva postato su Facebook la frase: «Lo stupro? È peggio solo all’inizio, poi la donna diventa calma e gode come un rapporto normale».


A firmare la denuncia che ha fatto scattare l’indagine su di lui è stata una donna di Reggio Emilia, ma su un modello predisposto in una cucina di Campocroce di Mirano. Tutto era iniziato grazie a due donne, Annalisa Zangrando, miranese e Manola Sambo, di Santa Maria di Sala. Sempre su Facebook, le due amiche avevano aperto il gruppo “Dalla parte delle donne”, con l’obiettivo di bombardare le procure italiane di esposti contro Jee. Avevano anche predisposto e diffuso il modello di denuncia contro Abid, da presentare a tutte le questure o stazioni di carabinieri, apponendo solo i dati personali e la firma.


Il resto l’ha fatto il tam tam su Facebook: il gruppo ha ricevuto contatti in pochissime ore, sono arrivate decine di richieste per avere il prospetto per denunciare Abid.


Oltre seicento gli iscritti al gruppo in pochi giorni, poi sono fioccate le denuncie, le prime proprio in caserma a Mirano, dove Annalisa, Manola e alcune amiche si sono recate, alla spicciolata, a presentare le prime querele. Il modulo è finito in Emilia-Romagna, Lombardia, Sardegna e così un po’in tutta Italia.


La situazione, in un certo senso, è sfuggita di mano: «Nel senso che a oggi non sappiamo dire quante denunce siano state presentate», affermano Annalisa e Manola.


«Io personalmente ho notizia diretta di un centinaio di esposti, ma penso siano molti di più», prosegue Annalisa, «in Sardegna, ad esempio, stanno raccogliendo molte adesioni e questa settimana le presenteranno in blocco, così sta accadendo anche in Sicilia, Trentino e a Roma».


« L’obiettivo ormai è centrato», continuano le due amiche, «L’importante era rompere il silenzio e avere la prima indagine aperta. A muoversi è stato il procuratore di Bologna, ma credo che altri ora saranno costretti a seguirlo. Fatto questo passo noi ora diventeremo associazione, per poterci costituire parte civile al processo contro di lui. È una vittoria morale, rimanesse anche la sola».


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