Franco Puppato, 79 anni, è il miglior sarto d’Italia: il suo laboratorio in Calle dei Fabbri
VENEZIA. Il miglior sarto d’Italia è veneziano. Questo almeno secondo la rivista milanese Arbiter, che ha assegnato il prestigioso trofeo al termine della due giorni «Milano su misura», evento dedicato a sarti e artigiani dell’abbigliamento venuti da ogni parte d’Italia.
Il primo premio fra i 34 sarti partecipanti è andato a Franco Puppato, 79 anni, trevigiano di origine e da mezzo secolo trapiantato a Venezia, con il suo minuscolo laboratorio in calle dei Fabbri. Un riconoscimento che premia una vita dedicata alla professione.
Dalla piccola bottega di paese e dallo studio della fisarmonica, ecco il duro apprendistato alla corte del maestro Antonio Napoliello, Puppato è oggi uno dei sarti italiani più famosi all’estero. Ha vestito mezzo governo cinese, ha tra i suoi clienti personaggi dell’arte e dello spettacolo, emiri e petrolieri. «Con il Covid ho un po’ rallentato i miei viaggi all’estero», dice, «ma non ho fermato la produzione. Posso fare i vestiti anche a distanza quando ho preso le misure la prima volta. La prova non serve».
Famoso per il suo stile personale e per la precisione con cui disegna maniche e calzoni, Puppato lavora in un piccolo atelier al primo piano di calle dei Fabbri. Ad aiutarlo la moglie Nadiya e una collaboratrice. E il figlio Alessandro, che ha inaugurato qualche mese fa una nuova attività nella vicina calle che dà in campo San Luca.
Il sarto compare negli ultimi mesi su riviste patinate e specializzate per la sartoria e l’abbigliamento. Messaggero del made in Italy made in Venezia. Premiato anche alla rassegna di palazzo Pitti e dalle associazioni di categoria.
A Milano il riconoscimento che lo ha proiettato anche sulle cronache dei grandi giornali nazionali. Primo premio. Al secondo posto il sarto vicentino Massimo Pasinato, al terzo a pari merito Rubinacci e il napoletano Arturo Visone.
«Il segreto? Lavorare, studiare, migliorare», sorride Puppato. Che a dispetto dell’età ha una carica energetica piuttosto intensa, alle sette del mattino è già al lavoro con metro e forbici nel suo atelier. Da dove esce alle dieci di sera. «Lavorare mi tiene in forma», dice.
La svolta qualche anno fa, quando il sarto veneziano ha ricevuto una commessa per mettere a punto completi e camicie per i ministri del governo cinese. Scambi bilaterali, visite, poi l’avvio alla produzione. Tutto fatto a mano, come nella migliore tradizione sartoriale italiana. Un mestiere che fino a pochi anni fa era abbastanza diffuso a Venezia. Con molti artisti venuti dal Sud. Poi pian piano con il calo degli abitanti è calato anche il numero dei sarti. «Purtroppo siamo pochi», dice Puppato. Che sogna di piantare una scuola per lasciare il segno della sua arte. Per adesso lo aiuta il figlio Alessandro.
E adesso è arrivato il riconoscimento della prestigiosa rivista milanese. «L’eleganza è anche educazione», sorride felice il sarto veneziano. «E l’eleganza è bellezza. Il mio lavoro è di grande soddisfazione. Si creano capi che devono stare a pennello ai clienti. Per ognuno è una storia diversa».
Qualche tempo fa, intervistato dal Wall Street International magazine, ha chiesto all’intervistatore: «Trovatemi un discepolo! Un discepolo che abbia la passione e la voglia di continuare questo mestiere. Marco Gradini, il suo indossatore preferito, dice di lui: «Quando indossi un vestito di Puppato è come indossare un mantello magico. Lui è un maestro». —
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