Franceschi: «Mestre si tolga l’etichetta di città brutta»
La crisi c’è e morde, inutile negarlo, ma bisogna ripartire dalle grandi trasformazioni in atto, lavorarci molto e programmare con creatività il futuro prossimo cercando di rimettere in moto attrattori e investimenti, perché quello che più serve a Mestre sono imprenditori con nuove offerte appetibili. Il direttore di Confesercenti, Maurizio Franceschi, che i numeri dei negozi sfitti li conosce a memoria, cerca chiavi di lettura positive. «Mestre – spiega – è l’unica città che possiamo definire metropolitana del Veneto dal punto di vista economico e sociale, ma anche quella che più di altre richiede delle profonde trasformazioni per diventare una città bella. Altre città come Padova e Treviso hanno meno questa esigenza, necessitano di interventi di innovazione, ma non un lavoro profondo per diventare una città che torni a produrre ricchezza». Prosegue: «Mestre deve liberarsi dall’etichetta di città brutta, perché non lo è più: bisogna ripartire dai processi in corso come la realizzazione degli alberghi, del Museo M9, dalla riqualificazione dell’area dell’ex Umberto I che speriamo parta, la zona dell’università e di via Torino, questi interventi potrebbero contribuire a portare nuovi investitori e a creare nel tempo una vera rigenerazione urbana. Per questo serve lavorare su un progetto di città nuova». Poi aggiunge: «Mestre oggi vive solo parzialmente di una economia turistica, ma vede 2milioni700 mila presenze di turisti ogni anno che però finora hanno avuto ricadute poco significative sulla città. Se queste presenze trovano un terreno fertile, ospitale, accogliente e in grado di dare servizi possono usufruirne con una ricaduta economica, altrimenti rimane il sentimento di insicurezza che blocca lo sviluppo». Ragiona: «La nostra non è ancora una città competitiva, ma tutte queste trasformazioni possono sanare e ricomporre la grande ferita che è la parte di città di via Piave, via Cappuccina e limitrofe, che sta vivendo una fase di declino e di degrado». Franceschi tocca anche il tema dei negozi sfitti del centro: «ll ragionamento sarebbe quello di penalizzare i proprietari dei negozi vuoti aumentando i tributi locali, ma è complesso: più che altro bisognerebbe richiamare al senso di partecipazione alla vita della città. I provvedimenti sono possibili per i nuovi che aprono ma complicati per quelli che tengono chiuso». —
M.A.
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