«Francesca Zaccariotto voleva assumere Maritan»
SAN DONÀ. «La dirigente Candosin mi ha detto: Zaccariotto vuole l’assunzione di Maritan», «l’ufficio si era ribellato: avevamo detto a Candosin - che non lo conosceva - che Maritan era un pregiudicato e ci siamo rifiutati di firmare il provvedimento di istruttoria: ci siamo chiamati fuori, non volevamo comparire».
Così, Andrea Bonato - impiegato del Servizio informatico del Comune di San Donà - ha testimoniato ieri nell’aula del Tribunale di Venezia, dove è in corso il processo che vede imputata Francesca Zaccariotto. L’attuale assessora ai Lavori pubblici del Comune di Venezia deve rispondere di abuso d’ufficio e falso ideologico: la pm Carlotta Franceschetti l’accusa di aver favorito - quando era sindaca di San Donà - l’assunzione del pregiudicato Luciano Maritan quale guardiano dei parchi del Comune, nonostante fosse solo al 34mo posto nella lista dei 141 lavoratori aventi diritto a un lavoro socialmente utile: 5 mila euro in voucher per 5 ore di lavoro al giorno, da luglio a dicembre 2012.
«E come mai nel suo primo verbale, nel 2013, non fece il nome di Zaccariotto?», incalza il teste l’avvocato difensore Pinelli, che durante l’udienza ha anche definito «folle» l’accusa ipotizzata inizialmente che Maritan fosse il fornitore di droga della sindaca.
«Non so, mi sembra che Candosin ci abbia detto che era stata Zaccariotto a volere l’assunzione», ha risposto Bonato. Ieri, la pubblica accusa ha giocato le sue carte e così al banco dei testimoni ha chiamato anche Cristina Bortoletto, responsabile della stesura dei bandi per l’assunzione del personale, che ha ricostruito l’iter della chiamata di Luciano Maritan, fatta dalla dirigente Candosin tra i malumori dichiarati di tutto l’ufficio. Bortoletto ha raccontato di aver presentato alla dirigente la bozza del bando di assunzione, ma che lei l’aveva modificata cancellando il divieto di precedenti penali: «Avevamo avvisato Candosin di chi fosse Maritan e che non era il primo in classifica», ha ribadito l’impiegata, «ma alle obiezioni rispose che era costretta a farlo».
Costretta da chi, chiede la pm? «Ha detto solo “sono costretta”», «ci fece capire che era stata l’amministrazione», «siamo tornati molte volte sull’argomento, perché non eravamo d’accordo: per noi era incomprensibile. Secondo prassi, avremmo dovuto convocare i primi cinque, fare i colloqui e vedere se le loro competenze corrispondevano alle esigenze, ma in questo caso non è stato fatto».
Nel controinterrogatorio il difensore Pinelli ha sottolineato come per i lavori socialmente utili non si stili una graduatoria, ma un elenco, e che quindi c’era un legittimo margine di discrezionalità da parte della dirigente, ricordando che anche la responsabile della Polizia municipale Sellan - dalla quale dipendeva la guardiania dei parchi - aveva poi prorogato per due volte l’incarico all’uomo.
Zaccariotto ha sempre respinto ogni accusa, ha detto di non conoscere Maritan e ha rifiutato il rito abbreviato che ha portato all’assoluzione dei suoi coimputati - la stessa dirigente Eugenia Candosin e Luciano Maritan - perché per i giudici non c’è la necessaria prova dello scambio di favori necessario a reggere l’accusa: la Procura ha presentato appello.
Tra i testi, anche il pregiudicato Luca Fregonese: «Mi disse che doveva proteggere i parchi dagli spacciatori: era comico. In quel periodo abbiamo spacciato assieme». Fregonese ha raccontato che Maritan gli disse che «aveva amicizia con il sindaco di San Donà. Io però non li ho mai visti assieme». E ha ricordato che a un incontro era arrivato di corsa indossando il giubbotto giallo di servizio, spaventando i “clienti”, che l’avevano scambiato per un agente.
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