Frana sulla Messina-Catania indagato imprenditore di Favaro
C’è anche un imprenditore di Favaro tra i dieci indagati dalla Procura della Repubblica di Messina, ritenuti responsabili, a vario titolo, di disastro ambientale in concorso e falsità ideologica commesso da pubblico ufficiale per la frana che nell’ottobre del 2015 ha interessato un ampio tratto dell’autostrada A18, Messina-Catania nel Comune di Letojanni. Sei degli indagati sono amministratori e proprietari di un complesso alberghiero e di alcune abitazioni estive, tra cui l’imprenditore di Favaro, edificate in Contrada Sillemi Alta, ora sequestrate, per non aver eseguito i lavori per la regimentazione delle acque bianche, sversate illecitamente sul pendio prospicente al tratto autostradale, tanto da determinarne il dissesto e provocare la frana. Nei guai anche due dirigenti del Consorzio Autostrade Siciliane di Messina, poiché, malgrado fossero diretti destinatari delle prescrizioni, non facevano nulla per garantire, nella propria fascia di rispetto, interventi idonei a garantire la sicurezza delle corsie dell’autostrada. Indagati anche il sindaco e il capo ufficio tecnico del comune di Letojanni per l’approvazione del progetto di messa in sicurezza dell’area di Contrada Sillemi in assenza dei prescritti nulla osta da parte degli organi tecnici competenti. Ma non solo. Erano loro che dovevano controllare il corretto smaltimento delle acque bianche dei complessi edilizi sequestrati.
Lo smottamento fu il frutto, secondo l’accusa, di una serie di omissioni da parte di chi era tenuto a realizzare tutta una serie di interventi già indicati nel “Piano Assetto Idrogeologico” nel 2013 dato il rischio e la pericolosità della zona, qualificata come “area caratterizzata da dissesti conseguenti ad erosione accelerata”.
Situazione aggravata dalla circostanza che il territorio sulla sommità della collina è stato oggetto, tra gli anni ’70 e ’80, di uno sbancamento finalizzato alla realizzazione di insediamenti urbanistici, alcuni dei quali immediatamente prospicenti il pendio che sovrasta l’autostrada, caratterizzato da una pendenza del 75%. Tuttavia, né il Comune di Letojanni né i proprietari dei luoghi interessati dall’azione erosiva determinata dal non regolare scolo delle acque bianche, hanno predisposto quegli interventi necessari che, se realizzati, avrebbero evitato il disastro.
In sostanza si tratta di un disastro annunciato su cui ora la Giustizia vuole chiedere conto. (c.m.)
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