Fotografa la Croce Rossa e viene inseguito

Jesolo. «Avevo visto delle bici e ho fatto degli scatti. Pochi giorni prima me ne avevano rubata una»

JESOLO. Foto davanti alla Croce Rossa, allontanato dagli operatori uno jesolano appassionato di scatti. È accaduto domenica davanti allo stabile di via Levantina, dove sono ancora ospitati una ventina di migranti che la Croce Rossa sta gestendo nell’ambito dei progetti umanitari. L’uomo, un cinquantenne, ha notato dei pezzi di bicicletta e altre bici parcheggiate all’interno dell’area del centro. Si è incuriosito e ha iniziato a fare degli scatti con il teleobiettivo per degli ingrandimenti. Ma tre operatori sono usciti e lo hanno rincorso con accanimento, braccandolo per un lungo percorso prima di desistere. Per il momento, dalla sede della Croce Rossa di Jesolo, volontari e responsabili, pur contattati, non hanno voluto commentare questo episodio.

«Non so perché», racconta il cinquantenne, «non sono certo un delinquente e comunque stavo facendo delle foto di queste antiche e suggestive costruzioni sulla spiaggia quando ho notato il particolare delle bici. Mi hanno rubato giusto la bici all’ospedale di Jesolo poco tempo fa. Costava 300 euro e ne avevo bisogno assoluto per muovermi, così ne ho acquistata un’altra. Vado all’ospedale sovente, per delle cure cui devo essere sottoposto. Scoprire che ti rubano la bicicletta proprio in ospedale è stato un duro colpo».

«Comunque domenica stavo facendo un giro», aggiunge, «sempre in bici e sulla passeggiata lungo la spiaggia. Ho scattato delle foto davanti alla Croce Rossa di via Levantina, sempre dalla spiaggia, notando un ammasso di ferraglia, pezzi di biciclette. E, poco lontano, altre bici in perfetto stato. Sono stato incuriosito da questi particolari e ho fatto degli ingrandimenti. Allora sono arrivati tre operatori, mi hanno richiamato all’ordine, poi sono usciti dai cancelli e hanno iniziato a venirmi incontro di corsa. Mi hanno rincorso per diversi metri, tanto che ho avuto anche paura delle reazioni e di una situazione che poteva degenerare da un momento all’altro. Mi chiedo ancora, a distanza di ore, perché lo abbiano fatto, che cosa ci fosse di tanto segreto. Io non accuso nessuno, le biciclette sono un particolare che desta se non altro qualche domanda curiosa. Magari, all’interno della Croce Rossa, raccolgono dei pezzi e poi le sistemano e ricostruiscono le bici. Non so, perché non mi è stato dato il tempo di parlare tanto mi sono venuti incontro aria minacciosa e non so davvero che cosa mi avrebbero fatto se fossero riusciti a raggiungermi».

Giovanni Cagnassi

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