Foto hard e ricatti sessuali: 17 anni di carcere per uno studente di 26 anni

Erano ben 31 i capi d'imputazione che gli venivano contestati: adescamento di minore, pornografia minorile, violenza sessuale (costringeva a compiere atti sessuali dietro minaccia), diffamazione per aver pubblicato alcune foto online
FOSSÓ. Pedopornografia in rete e violenza sessuale, Stefano Zuddas, 26 anni, studente di informatica, condannato a 17 anni di carcere e a risarcire due delle sue 17 vittime rispettivamente con 20mila e 65mila euro.
 
La sentenza è stata emessa dal giudice Marta Paccagnella venerdì in Tribunale a Venezia. La pm Elisabetta Spigarelli aveva chiesto  una condanna a 20 anni di carcere. Zuddas adescava, e ricattava in rete ragazze, tra cui anche minori, con la scusa di falsi provini.
 
Erano ben 31 i capi d'imputazione che gli venivano  contestati e che riguardavano adescamento di minore, pornografia minorile, violenza sessuale (costringeva a compiere atti sessuali dietro minaccia), diffamazione per aver pubblicato alcune foto online.
 
Lui prometteva provini, poi quando arrivava la prima foto svestita della ragazza che aveva accettato di inviare le immagini, la minacciava di renderle pubbliche se non ne mandava di più hard. Per questi reati era stato arrestato nel novembre 2019, qualche mese dopo essere stato scarcerato in quanto era finito dietro le sbarre, nel 2018, per una vicenda analoga e per la quale non c’è ancora la sentenza.
 
Nella requisitoria di giugno la pm ha detto che quando è stato scarcerato ha continuato a commettere gli stessi reati e quindi c'è «un'elevata intensità del dolo e non merita alcuna attenuante, anche perché non si è mai fatto interrogare e non ha risarcito le vittime». La vittima principale è una ragazzina di Arzergrande che si è costituita parte civile e ha chiesto 250mila euro di danni. 
 
La vicenda che riguarda lo studente è complicata. Ha già una condanna in Appello, di alcuni anni, per reati simili. E solo per un capo di imputazione. Altri cinque il giudice David Calabria, che aveva pronunciato la sentenza, li aveva rispediti all'ufficio del pm per essere riqualificati.
 
C'è il secondo grosso filone, arresto del 2018 e fatti avvenuti a partire dal 2015, che lo vede imputato, questa volta davanti al giudice Gilberto Stigliano Messuti. Il giovane è chiamato a rispondere di 59 imputazioni più le 5 rinviate al pm da Calabria. In questo caso è accusato di aver adescato, circuito, molestato via Facebook 54 giovanissime ragazze, convincendole a mandargli foto per partecipare a fantomatici concorsi di bellezza.
 
Richieste di immagini sempre più spinte, sotto la minaccia di rendere pubblici gli scatti nel caso si fossero rifiutate di accontentarlo. Per lui è così scattata l'accusa di detenzione e produzione di materiale pedopornografico, introduzione abusiva nel sistema informatico, violenza privata. Nella requisitoria di dicembre la pm Spigarelli, in questo caso, aveva chiesto dieci anni di reclusione.

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