Forti poco fruibili e troppe barche Bocciata Venezia

Nel giorno della Festa della Sensa, quando si ricorda il dominio marittimo della Serenissima, si apprende che ufficialmente Venezia è stata esclusa dalla candidatura a Patrimonio Unesco per le fortificazioni veneziane difensive. Nel sito dell’Unesco c’è già il dossier pronto che verrà discusso in occasione dell'annuale incontro mondiale di Cracovia. Le ragioni dell’esclusione lasciano poche speranze. Rimane anche aperto un punto interrogativo su quali documenti abbia ricevuto Icomos, l’associazione braccio destro dell’Unesco che si occupa di verificare i siti, dato che, per quanto riguarda il Forte Sant’Andrea, risulta che sia stato trasferito al pubblico per coinvolgere le comunità locali. Le città promosse sono solo Bergamo, Palmanova e Peschiera sul Garda in Italia, S. Nikola e Zadar in Croazia e Kotor in Montenegro.
I motivi della bocciatura sono svariati, ma ne saltano all’occhio un paio. Il primo è che dai tempi della giunta Orsoni si sono candidati i forti sbagliati e nessuno della giunta attuale ha mai verificato con esattezza il periodo storico, il secondo è che non è stata ritenuta una priorità far valere il genio militare veneziano, lasciando Bergamo come capofila di un’invenzione della Serenissima. Quello che Icomos ha potuto fare per candidare le città che presentavano le caratteristiche richieste da Bergamo, è stato inserirle cambiando titolo. Non più «Le opere di difesa veneziane tra il XV e XVII secolo», ma «Le opere veneziane della difesa tra il XVI e il XVII secolo: Stato da Terra - Stato occidentale di Mar». Bergamo aveva lanciato per prima la candidatura per valorizzare le sue mura fatte dei cosiddetti «bastioni alla moderna», ovvero quelle fortificazioni inclinate di 45° inventate dalla Serenissima affinché le palle dei cannoni scivolassero lungo il muro.
L’unico modello di bastione alla moderna a Venezia, come viene ricordato nel dossier, è quello del Forte San Felice di Chioggia che non è mai stato preso in considerazione, nonostante l’Istituto Nazionale dei Castelli lo avesse indicato più volte, oltre a chiedere di mettere come capofila legittimo Venezia per modificare i parametri e includere tutti i forti e Cipro, Albania e Grecia. Nel dossier Icomos comunque commenta i siti proposti (Ottagoni di Poveglia, Forte Sant'Andrea, Arsenale e Ottagono degli Alberoni).
Su Forte Sant'Andrea scrive che è soggetto alle onde delle barche a motore e necessario di restauro, mentre sull’Arsenale che è visitato per sei mesi all’anno da una media di 500 mila visitatori. Alcune considerazioni a parte Icomos le fa sugli Ottagoni, mettendo in rilievo che a Venezia, nonostante i pesanti livelli di turismo su tutta la città, non siano accessibili in nessun modo. «Non è chiaro» scrive Icomos «perché a Venezia si scelgano due di cinque ottagoni e non uno o tutti, perché si scelga Forte Sant'Andrea e non Forte San Felice, omesso nonostante la posizione strategica e perché si sia inserito l'Arsenale senza tenere conto dei parametri».
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