Forte San Felice, un piano per il restauro gratuito
SOTTOMARINA. Il Forte di San Felice potrebbe essere restaurato dal Consorzio Venezia Nuova nell’ambito delle opere di mitigazione imposte dall’Unione europea a favore delle città che supportino cantieri impattanti come, in questo caso, quello del Mose. Se n’è parlato sabato nella giornata dedicata al Forte che ha abbinato un convegno ad un’apertura straordinaria del compendio, inaccessibile da anni, che ha permesso a 200 persone di vederne la bellezza.
L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto italiano dei Castelli e dal Comitato Forte San Felice sulla scia dell’attenzione che si è riaccesa con le 18.000 firme raccolte che hanno portato il bene storico al primo posto nel Veneto del concorso “I luoghi del cuore del Fondo ambiente italiano”.
La Marina, proprietaria del luogo, ha aperto eccezionalmente le porte organizzando quattro tour di 50 persone ciascuno, sottoa vigilanza dei militari, su percorsi ben definiti e solo all’esterno con il divieto di fare foto e la sottoscrizione di un’assicurazione.
«Meraviglia e ammirazione per la suggestione del posto», spiega Erminio Boscolo Bibi, responsabile del comitato, «si sono mescolati al rammarico nel vedere le condizioni di degrado delle strutture, prime fra tutte il castello del 1385 e il portale settecentesco. Abbiamo chiesto nuove autorizzazioni per ulteriori visite, perché tanti altri vedano e sappiano, e lo sforzo di tutti per non perdere questo nostro patrimonio».
Negli ultimi giorni di campagna elettorale il Forte diventa anche terreno di scontro tra il sindaco e il candidato del Pd alle regionali, Mauro Mantovan, ex assessore all’urbanistica cacciato da Casson. «Il sindaco tergiversa», sostiene Mantovan, «gli strumenti di legge per acquisirlo e ristrutturalo ci sono, basta leggere lo Sblocca Italia, serve un atto di coraggio per acquistarlo e poi un progetto pubblico-privato per ristrutturarlo e aprirlo al pubblico».
Diversa la visione del sindaco. «Mantovan parla sperando di ottenere due voti in più», spiega Casson, «in politica bisogna essere responsabili: acquisire il Forte senza garanzie sul cosa succede il giorno dopo è un salto nel buio. Ora è vigilato dalla Marina che ne impedisce gli accessi dato che è pericolante, ma se passa al Comune, che non può permettersi custodi, qualcuno potrebbe entrare e farsi male. Mi sto adoperando perché il Forte, assieme all’oasi, sia inserito tra le opere di mitigazione così da avere certezza del restauro. Voglio che tutta l’operazione sia su basi pubbliche. Procederemo con l’acquisto (permuta di 300.000 euro) quando sarà chiaro il percorso sul dopo».
Elisabetta Boscolo Anzoletti
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