Fontego, protestano anche gli architetti
Si scoprono progressivamente le facciate del Fontego dei Tedeschi ristrutturato - a cominciare da quella sul Canal Grande - e crescono insieme le perplessità sul nuovo edificio cinquecentesco ristrutturato dal gruppo Benetton (con la sua società Edizione) per trasformarlo in un grande magazzino del lusso gestito dal gruppo francese Dfs, che aprirà al pubblico il primo ottobre. Soprattutto le finestre “dorate” in ottone brunito - come la terrazza realizzata sul tetto - che tanto assomigliamo all’alluminio anodizzato proibito da Comune e Soprintendenza per i normali cittadini, ma in questo caso invece autorizzate, fanno discutere anche gli addetti ai lavori.
A cominciare dall’Associazione architetti veneziani - che riunisce molti noti professionisti che operano in città - che ha “postato” su Facebook una foto eloquente che documenta il prima e il dopo della facciata del Fontego dei Tedeschi. Prima con il finestre in legno e vetro piombato, risalenti agli anni Trenta. E dopo, appunto, con il luccicante ottone brunito che, secondo i progettisti, dovrebbe scurirsi nel corso degli anni. Un’immagine accompagnata anche da un commento eloquente: «Fontego dei Tedeschi... un prima e un dopo, uno dei perché delle nostre amare riflessioni sulla qualità urbana e la coerenza "unilaterale e non condivisa" delle pubbliche amministrazioni». D’accordo anche esponenti della maggioranza che ora governa a Ca’ Farsetti, come Maurizio Crovato, che posta infatti sotto la presa di posizione dell’Associazione Architetti Veneziani: «E ora alluminio anodizzato per tutti!».
E spiega. «Il Comune e in particolare l’assessorato all’Urbanistica e Edilizia privata deve spiegare perché al gruppo Benetton è consentito usare su tutte le finestre di un edificio cinquecentesco un materiale come l’ottone brunito, che tanto assomiglia all’alluminio anodizzato, che invece non sarebbe consentito a un comune cittadino in casa propria. Le finestre precedenti erano comunque degli anni Trenta, possibile non sussistesse su di esse alcun vincolo e non si potessero semplicemente restaurare? Su tutto questo occorre che anche il Comune - oltre alla Soprintendenza - faccia chiarezza».
Pochi giorni fa anche il consigliere Pietro Bortoluzzi (Fratelli d'Italia) aveva presentato al Consiglio di Municipalità, invitando gli altri consiglieri a sottoscriverlo, sui nuovi serramenti del Fontego in cui «invita il sindaco, la giunta e il consiglio comunale di Venezia a concordare con la Soprintendenza un protocollo chiaro e uniforme relativamente a materiali, tipologie d'interventi, tempi e procedure amministrativo/burocratiche per consentire a cittadini, professionisti, aziende ed imprenditori di disporre di un documento di riferimento che li metta in grado di conoscere in anticipo, nel dettaglio e con certezza cosa si possa e cosa non si possa fare per ristrutturare i propri immobili».
Enrico Tantucci
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