Fontego, la terrazza scotta sempre di più: Orsoni attacca Settis

Il sindaco contro lo storico dell’arte. «E’ male informato La convenzione parla chiaro: i 6 milioni per il cambio d’uso»

VENEZIA.  «Noi non abbiamo autorizzato alcuna terrazza sul tetto del Fontego dei Tedeschi, la somma versata da Benetton non c’entra nulla con la terrazza. E chi nega che quell’edificio sia stato nei secoli un centro commerciale è in malafede».

La trasformazione dell’ex palazzo delle Poste finisce sulla prima pagina di «Repubblica», con un fondo al vetriolo da parte dello storico dell’arte – ex presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali – Salvatore Settis. E il sindaco Giorgio Orsoni va su tutte le furie. «Settis? Mi dispiace che tranci dei giudizi in modo così secco, Forse è stato informato male. Ma è ora di finirla con questo gioco al massacro». Le accuse di Settis riprendono i malumori e le prese di posizione già numerose in città. Si può concedere tutto a un privato solo perché paga e si avvale di un famoso archistar come Rem Koolhaas? L’ex palazzo delle Poste spa venne venduto a Benetton nel 2009 per la somma di 53 milioni di euro. Pochi mesi dopo il progetto di Koolhaas e dello studio olandese Oma venne presentato anche alla Biennale: le Poste diventeranno un centro commerciale Rinascente, con scale mobili e terrazza sul lato del tetto verso il Canal Grande. Dichiarazioni di fuoco del sindaco Orsoni sull’«arroganza» del gruppo di Ponzano. Alla fine la convenzione viene firmata. Per il cambio di destinazione d’uso – da pubblico a privato-commerciale - e per l’aumento di valore del bene l’azienda si impegna a versare al Comune sei milioni di euro a titolo di risarcimento come beneficio pubblico. «Il sindaco dapprima allibito da tanta arroganza», scrive il famoso storico dell’arte, «si è poi ridotto a più miti consigli per aver ricevuto una sostanziosa mancia». In cambio dei sei milioni, ricorda Settis, a Edizione Property, finanziaria del gruppo, «sono garantiti tutti i permessi in tempi di record e la relizzazione dei lavori entro 48 mesi».

Ma quali lavori? Secondo Italia Nostra, che ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e alla Procura, si tratta di «alterazioni gravissime che offendono la fabbrica con stravolgimento all’edificio». Orsoni va su tutte le furie. «Ma cosa dicono? gli accordi sono chiari: nella convenzione si parla solo di garantire l’uso pubblico della terrazza ove questa fosse consentita. Ed eventuali modifiche del progetto richieste dagli enti non dovranno pregiudicare sostanzialmente la realizzazione del progetto di Koolhaas». Eccola la parola chiave, «sostanzialmente». Senza terrazza il progetto sta in piedi lo stesso, dunque i sei milioni restano al Comune? Sì, risponde il sindaco. «No» ha ribadito Gilberto Benetton il giorno della firma dell’accordo. A chi tocca decidere? Alla Soprintendenza, ripetono in Comune. Senza ricordare che la realizzazione delle terrazze «a vasca» è proibita dall’attuale regolamento edilizio. Si potrà derogare, visti i sei milioni? Il progetto ha concluso l’ istruttoria all’Edilizia privata, si aspetta il parere della Soprintendenza. E alla fine, per rilasciare la licenza, il parere del Consiglio comunale sulla Variante. Alle opposizioni e a qualche consigliere scettico si sono aggiunti ieri i due rappresentanti di «In Comune». «Sciagurato chi non ascolta la voce di Settis», dicono Beppe Caccia e Camilla Seibezzi, «quel progetto dovrà essere rivisto».

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