Fondi neri. Scatta il sequestro per le azioni Mantovani di Baita

Indagine sul malaffare in Veneto. Valevano venti milioni prima dell’inchiesta. Zaia primo firmatario per l’istituzione della commissione d’inchiesta
VITUCCI VENEZIA 22.02.2008.- ARSENALE. LE 4 TORRI DI CEMENTO NEL BACINO GRANDE. A SX L'ING. PIERGIORGIO BAITA.- INTERPRESS
VITUCCI VENEZIA 22.02.2008.- ARSENALE. LE 4 TORRI DI CEMENTO NEL BACINO GRANDE. A SX L'ING. PIERGIORGIO BAITA.- INTERPRESS

di Elena Livieri

PADOVA. La Guardia di finanza sta per sequestrare il 5% di azioni di proprietà di Piergiorgio Baita della Mantovani Costruzioni Spa. Dopo il sequestro dei conti correnti e degli appartamenti intestati all’ormai ex presidente del colosso delle costruzioni, i finanzieri hanno messo gli occhi sul patrimonio azionario dell’ingegnere sessantaquattrenne, in carcere da giovedì scorso a Belluno. Con lui, con l’accusa di frode fiscale, sono stati arrestati il responsabile amministrativo della Mantovani Nicolò Buson, la presidente di Adria Infrastrutture Claudia Minutillo e l’imprenditore di San Marino William Colombelli. Ieri, intanto, la Regione ha dato il via libera alla commissione di inchiesta che dovrà valutare le procedure seguite per i vari project financing. Baita, che ha rimesso nei giorni scorsi i suoi incarichi, detiene il 5% di quote della Mantovani, mentre il 95% è in capo a Serenissima Holding della famiglia Chiarotto. Il capitale sociale della società di costruzioni è di 50 milioni di euro, ma il volume di affari è di almeno 450 milioni. Le quote valgono nominalmente due milioni e mezzo, ma, almeno prima della bufera giudiziaria che si è scatenata, avevano nel mercato un valore dieci volte superiore, arrivando a venti milioni. I nuclei di polizia tributaria della guardia di finanza di Padova e Venezia hanno deciso di congelare questo “tesoretto” di Baita. Lo scopo è di garantire una fonte per l’eventuale risarcimento danni cui l’ingegnere potrebbe essere condannato qualora le accuse a suo carico venissero confermate in giudizio.

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