Fondi neri, Baita confessa e va verso il patteggiamento
VENEZIA - Un anno e dieci mesi, questa la pena su cui i difensori di Piergiorgio Baita, gli avvocati Alessandro Rampinelli ed Enrico Ambrosetti, avrebbero raggiunto l’accordo con il rappresentante della Procura veneziana. Dopo i primi due interrogatori, quelli di maggio, l’ingegnere ex presidente della «Mantovani spa» avrebbe sostenuto un’altro lungo interrogatorio a giugno, completando le confessioni e le rivelazioni precedenti e probabilmente grazie a questa collaborazione il pubblico ministero Stefano Ancilotto si è convinto a dire sì ad una pena inferiore ai due anni, in modo che possa rimanere sotto la soglia della sospensione condizionale, anche se Baita ha subito un’altra condanna a sei mesi alcuni anni fa.
Le confessioni di colui che un tempo comandava nel Veneto per quanto riguarda gli appalti più importanti, oltre a coinvolgere pubblici amministratori (politici, funzionari e tecnici) di cui già l’ex segretaria di Giancarlo Galan trasformatasi in manager Claudia Minutillo aveva fornito i nomi, necessariamente produrrà effetti anche nei suoi confronti. Se gli appalti sono stati truccati, se qualcuno è stato corrotto è evidente che sia Baita sia Minutillo finiranno sotto inchiesta anche per altri reati, oltre a quelli di associazione a delinquere e frode fiscale per i quali sono stati arrestati ilo 28 febbraio scorso.
A questo punto il rappresentante dell’accusa ha fretta di concludere questo primo troncone d’indagine e se gli accordi con le difese di Baita e degli altri indagati (un anno e quattro mesi per Minutillo, un anno e due mesi ciascuno per William Colombelli e Nicolò Buson) andranno in porto non sarà necessario attendere il 7 ottobre, giorno fissato dal giudice delle indagini preliminari per l’udienza con rito immediato davanti al Tribunale di Venezia. La sentenza di patteggiamento potrà arrivare ben prima, a settembre se non alla fine del mese di luglio. La fretta è dettata dal fatto che chi coordina le indagini dei finanzieri di Venezia e di Padova vuole proseguire sulla base delle dichiarazioni che i quattro arrestati hanno rilasciato chi immediatamente dopo l’arresto, come Minutillo e Colombelli, chi dopo aver meditato a lungo in carcere, come Buson e Baita, quest’ultimo, tra l’altro, nel frattempo ha cambiato i difensori.
Gli avvocati Pietro Longo, parlamentare Pdl, e la collega di studio Paola Rubini hanno lasciato , evidentemente anticipando una possibile incompatibilità (non certo dal punto di vista deontologico ma dell’opportunità), visto che l’ingegnere della Mantovani stava aveva espresso l’intenzione di cambiare strategia difensiva e di conseguenza avrebbe potuto parlare di colleghi di partito del suo difensore. Naturalmente, le sole dichiarazioni ed ammissioni di coimputati non bastano a portare a processo e far condannare altre persone, per questo gli investigatori delle «fiamme gialle» di Venezia e Padova sono al lavoro da settimane e presumibilmente ne avranno per altri mesi: cercano riscontri e prove che suffraghino le dichiarazioni di Baita, Minutillo e Buson. Oltre che a lavorare sugli appalti ottenuti nell’ultimo decennio a cominciare dal Mose, i controlli riguardano anche la rete di protezione, formata anche da pubblici ufficiali, appartenenti alle forze dell’ordine e addirittura ai servizi segreti, che Baita era riuscito a mettere in piedi grazie a soldi e favori.
Giorgio Cecchetti
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