Fondazione di Venezia, le grandi manovre
Fondazione di Venezia come una pentola in ebollizione, tra arrivi, partenze e contrasti sotto traccia. Alla vigilia dell’approvazione del bilancio consuntivo 2016 - che porterà nuovi tagli al finanziamento di istituzioni cittadine, per concentrare tutti gli sforzi sul progetto M9, il nuovo Museo del Novecento di Mestre - è in arrivo un profondo rinnovamento del Consiglio di amministrazione e del Consiglio generale della Fondazione che vedrà in prospettiva, nel giro di un anno, rafforzarsi sempre più la posizione del sindaco Luigi Brugnaro al suo interno, con quattro consiglieri di sua espressione (compreso quello ex Provincia e ora di Competenza della Città Metropolitana) e qualche altro comunque vicino alle sue posizioni.
Tutto ciò in una posizione di Brugnaro che - con un eufemismo - si potrebbe definire “dialettica” nei confronti del presidente della Fondazione guidata da Giampietro Brunello. Tre i motivi di malcontento “brugnariano”, a quel che risulta. La lentezza assunta dal cantiere del progetto M9, con continui ritardi e slittamenti dell’inaugurazione. La gestione finanziaria della stessa Fondazione, che ha di recente ceduto lo 0,8 per cento della sua partecipazione in Save (le resta 1,53) ad Atlantia Spa - la holding che fa capo al gruppo Benetton – per 6,7 milioni, sempre per motivi di bilancio, ma con Brugnaro invece schierato a fianco del presidente di Save Enrico Marchi, che lo ha subito nominato nel suo Cda. E infine il ridimensionamento della stessa Fondazione sulla scena veneziana nel ruolo di sostegno economico alle attività e alle istituzioni cittadine. Anche il bilancio 2016 in via di approvazione prevederebbe - a meno di sorprese - un dimezzamento del contributo alle università di Ca’ Foscari e Iuav da 400 mila a 200 mila euro e una lieve sforbiciata al contributo alla Fenice che scenderebbe da 1,2 a 1,1 milioni di euro. Ma proprio nel momento in cui è partito il progetto governativo che assegna 500 euro ai giovani per andare anche a teatro, la Fondazione ha chiuso il suo storico progetto «Giovani a teatro», che andava avanti dal 2003. Ma anche scorrendo il bilancio 2015 si vede come rispetto agli impegni pluriennali per arte, attività e beni culturali, l’istituzione preveda di passare dai 790 mila euro dello scorso anno a zero, e di ridurre da 35 mila a 20 mila euro (sic!) il contributo per educazione, istruzione e formazione.
C’è poi il quadro istituzionale. Nell’ultima seduta del 2016 Il Cda ha preso atto delle dimissioni per incompatibilità del consigliere Massimo Lanza, nominato presidente di Veneto Banca, mentre fra poche settimane scadranno anche Maria Leddi e Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale e quest’ultimo non potrà essere rinnovato per cumulo di mandati. In discussione sarebbe anche la figura del direttore della Fondazione Fabio Achilli, anche per la campagna pubblicitaria «Mestre cambia», che il Cda non aveva approvato e che sarebbe stata vista da qualcuno come un attacco indiretto a Brugnaro e alla sua politica, nel momento in cui le difficoltà con il sindaco già non mancano.
Si parla di un cambio della guardia anche al vertice di Polymnia - la società controllata dalla Fondazione che segue il cantiere delle M9 - con il presidente, l’avvocato Gianpaolo Fortunati, che dopo i ripetuti contrasti con l’architetto Plinio Danieli e il professor Marino Folin, entrambi poi usciti dal progetto, potrebbe essere sostituito dall’imprenditore edile Francesco Fracasso, nuovo consigliere di amministrazione dalla Fondazione o dal professor Amerigo Restucci, anch’egli già nel Cda.
Intanto nel Consiglio generale del 27 sarà formalizzata la decadenza dello scrittore Riccardo Calimani - già nominato da Giorgio Orsoni - e al suo posto arriverà il primo “uomo” di Brugnaro.
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