Fondali rocciosi che sono il regno della biodiversità

All’origine delle «tegnùe». Da secoli i pescatori delle coste veneziane conoscono l’esistenza di ristrette zone di fondale roccioso in corrispondenza delle quali le reti si impigliavano e spesso si...

All’origine delle «tegnùe». Da secoli i pescatori delle coste veneziane conoscono l’esistenza di ristrette zone di fondale roccioso in corrispondenza delle quali le reti si impigliavano e spesso si perdevano. Queste aree, chiamate appunto dialettalmente proprio per questo «tegnùe» e cioè “tenute”, “trattenute”, erano da un lato temute dalla maggioranza dei pescatori per i danni che potevano portare alle loro attrezzature, dall’altro ricercate, perchè aree di biodiversità in cui era possibile raccogliere pesce pregiato non rinvenibile in altre zone dell’Alto Adriatico. Questi fondali rocciosi naturali sono presenti in modo discontinuo nell’area occidentale del Golfo di Venezia, tra gli 8 e i 40 metri di profondità. Le dimensioni possono andare dai pochi metri quadri di superficie alle diverse migliaia di metri quadrati nelle maggiori. Da tempo però sono minacciate dall’avvento dei turbosoffianti e della pesca a strascico, ma anche dall’avvento della pesca subacquea con l’ausilio dell’autorespiratore che ha quasi cancellato, ad esempio, i tartufi di mare.

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