Folla per l’addio a Russo «Il Papa prega per lui»
Le parole profonde di don Cosimo Semeraro, segretario pontificio e fratello della moglie Elena, celebrano l’uomo: «Una persona che ha dato amore a tutti fino in fondo».
Le frasi commosse delle nipoti Chiara e Martina, assistite da mamma Tiziana, ricordano il nonno «più straordinario del mondo». Mentre l’addio interrotto dal pianto del genero Mauro Colli, si sofferma sul ruolo del poliziotto vicino alle gente: «Ciao sbirro».
L’ultimo saluto a Luigi “Gigi” Russo consumatosi ieri nella chiesa di San Michele Arcangelo di via Fratelli Bandiera manifesta in poco più di un’ora l’incredibile affetto e la grande stima di Venezia nei confronti dello storico ispettore di polizia trapanese che per 30 anni, dal 1970, è stato l’anima del commissariato di Marghera. Almeno 800 persone partecipano alle esequie che terminano con l’importante messaggio contenuto in una lettera che il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin affida a don Cosimo: Papa Francesco assicura il ricordo di Gigi Russo nelle proprie preghiere.
In via Fratelli Bandiera già un’ora prima della funzione si ritrova un vasto e variegato mondo di amici e conoscenti. Ci sono la Polizia di Stato e la Digos, ma anche l’associazione nazionale dei Carabinieri. Ci sono gli uomini della vigilanza “Securvigilar” e gli atleti dell’Asdive, associazione sportiva che raccoglie ragazzi ipovedenti e non vedenti, entrambe realtà fondate da Russo. Ci sono rappresentanti delle istituzioni, come Gianfranco Bettin che a Marghera è nato e cresciuto, e rappresentanti della Municipalità, come Flavio Dal Corso. Politici come Cesare Campa, Renato Boraso, Simone Venturini, imprenditori come Luigi Brugnaro, che porta anche una corona di fiori dell’Umana Reyer, Francesco Saverio Pavone, già giudice del Tribunale di Venezia e ora capo della Procura di Belluno, e storici capi tifosi del Venezia calcio come Franco Scappin.
Sono arrivati da fuori città l’ex capo di Russo, Diego Buso del Compartimento Stradale del Trentino Alto Adige, e Lilia Fredella, oggi al Dipartimento della Scientifica della Lombardia. Nel piazzale della chiesa i presenti si scambiano pensieri su Gigi, il poliziotto a cui tutti volevano bene, vicino ai deboli, sempre disponibile con tutti.
Durante la messa il ricordo è affidato a don Cosimo che ne esalta la semplicità, la normalità, l’umanità, la genialità. Ma sono soprattutto le parole interrotte dal pianto delle nipoti Chiara e Martina a far esplodere la commozione. «Sei il nonno più straordinario del mondo. Avevi solo pregi e nessun difetto, amavi tutti. Ci mancheranno i tuoi scherzi, le tue chiamate, le tue carezze. Nessuno sa quanto ti abbiamo voluto bene. Scommettiamo che hai già cominciato a lavorare per la Polizia del paradiso, magari hai già arrestato qualche angelo birichino». Prima del genero Mauro Colli, interviene anche il questore di Venezia Angelo Sanna che cita le frasi scritte da un amico di Gigi Russo: «Il tuo sarà un esempio di vita per tutti noi. Eri un poliziotto di altri tempi, amato dai cittadini veneziani e rispettato perfino dai criminali che hai arrestato». All’uscita del feretro, una folla silenziosa si lascia andare a uno scrosciante applauso. «Addio, sbirro», sussurra qualcuno. Mentre la città saluta mesta un pezzo importante della propria storia.
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