Folla di fedeli alla processione in Corso
CHIOGGIA. «Cristo non è in svendita, non esiste un cristianesimo a buon mercato». Il monito arriva dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, ieri eccezionalmente in città per le celebrazioni in onore dei santi patroni Felice e Fortunato.
Parole pronunciante durante l’omelia del pontificale solenne presieduto in cattedrale subito dopo la processione, molto partecipata, in corso del Popolo. La festività dei santi richiama da sempre in città moltissimi fedeli da tutte le comunità parrocchiali diocesane, da Pellestrina fino al Polesine. La devozione popolare per i due fratelli martiri di Vicenza è ancora diffusa e anche ieri, con l’arrivo del patriarca, la Diocesi ha risposto con un’accoglienza calorosa. La processione è partita da piazza Vigo alle 18, sotto un sole ancora cocente che non ha comunque fermato i fedeli desiderosi di seguire in corteo le statue dei patroni. Nel momento della processione la città si ferma e anche chi sta passeggiando in piazza per seguire il corollario “profano” della festa si sistema di lato per volgere lo sguardo al passaggio delle statue e fare un segno di Croce. Dopo la processione in migliaia si sono riversati in cattedrale per partecipare al pontificale solenne e ascoltare l’omelia del patriarca. Dopo un breve cenno sulla vita dei due fratelli martiri, monsignor Moraglia è tornato sul significato della santità oggi e sui segni che aiutano a vivere il cristianesimo, quello autentico. «C’è un rito liturgico che viene celebrato raramente», spiega il Patriarca, «tanto che per molti è del tutto sconosciuto e, invece, sarebbe auspicabile che ogni fedele potesse prendervi parte poiché dona una più viva comprensione del mistero della Chiesa. Mi riferisco alla consacrazione di un edificio di culto: la chiesa costruita con pietre è il segno visibile della Chiesa edificata dai discepoli del Signore, ossia la comunità del Risorto». Monsignor Moraglia è poi tornato sul significato del martirio, dal greco “testimonianza”. «Il martirio di Felice e Fortunato», ricorda il patriarca, «avvenne nel 303-304, durante la persecuzione di Diocleziano. Essi confessarono nella maniera più eloquente e sublime la loro fede e a nulla valsero le lusinghe e le minacce, vennero uccisi con la decapitazione mentre, in ginocchio, si abbracciavano». Nel parlare di “testimonianza” di fede oggi Moraglia ha chiesto di “essere vigilanti, di non cedere al miraggio di una fede facile, a misura d’uomo, secolarizzata. I martiri, in ogni tempo, ci ricordano che il cristianesimo non è una merce di scambio. Gesù Cristo non è in svendita e non esiste un cristianesimo a buon mercato”. Al termine del pontificale, attorno alle 20, molti fedeli si sono riversati in piazza per la classica passeggiata tra le bancarelle.
Elisabetta Boscolo Anzoletti
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