«Flussi a Venezia da distribuire nei vari siti Unesco»
VENEZIA. «Il turismo è in crescita. Ma va organizzato. Il momento è buono per fare le riforme necessarie». Francesco Palumbo, direttore generale del Mibact per il Turismo, lancia la sua ricetta. «I divieti servono fino a un certo punto», attacca riferito alla situazione veneziana, «meglio organizzare gli arrivi partendo dall’esperienza dei borghi. Non è detto che tutti debbano andare nello stesso posto lo stesso giorno».
Per quanto riguarda l’emergenza veneziana, il direttore annuncia che sono in corso contatti con Trenitalia per disciplinare i grandi flussi di visitatori che arrivano, spesso per fermarsi una sola giornata, nella città turistica per eccellenza. «Serve anche una nuova pianificazione sulle strutture ricettive dei B&B», dice, «anche qui coinvolgendo le categorie economiche interessate».
Palumbo ha parlato ieri al convegno su “L’Italia e il turismo internazionale” organizzato all’Auditorium di Santa Margherita da Ca’ Foscari e Ciset su dati Banca d’Italia. Dati che segnano la crescita degli arrivi e della spesa pro capite nel nostro Paese. E in particolare nel Veneto e nella sua città capoluogo. La sfida è quella di gestire numeri che nelle realtà più delicate, a cominciare da Venezia, preoccupano. Palumbo lancia la proposta di avviare un tavolo nazionale tra le città d’arte che comprenda anche esperti di trasporti e di urbanistica. Parola d’ordine, gestire il turismo.
«Le prime cinque regioni turistiche d’Italia totalizzano oltre il 60% del turismo internazionale nel nostro Paese», continua l’alto dirigente del Ministero, «adesso bisogna capire che non ci interessa aumentare i numeri, ma la qualità dei turisti, che devono essere meno occasionali e più persone che vengono per fare un’esperienza e vogliono vivere all’italiana. Questo diminuirebbe l’impatto del turismo e permetterebbe di gestire meglio i flussi, tra grandi attrattori e territori limitrofi».
Venezia è grande attrattore di turismo. «Ma è tutta la laguna a essere sito Unesco e vicino ce ne sono altri: dobbiamo essere in grado di organizzare nuovi prodotti, formare un’offerta che presenti i siti Unesco ricompresi in un territorio raggiungibile in solo un’ora e un quarto». Una sfida lanciata anche agli operatori del turismo. «Bisogna puntare sulla qualità dell’artigianato offerto ai turisti».
Un piano che potrebbe aiutare soprattutto Venezia, oggi alle prese con un turismo di massa che distrugge la città. «In Spagna e in Francia ci stanno riuscendo», dice Palumbo, «noi siamo in ritardo. Perché il Piano strategico nazionale del Turismo è stato approvato solo un anno fa».
Mara Manente, direttore del Ciset, ha ricordato che proprio nella congiuntura internazionel di crisi l’Italia deve dimostrare di «essere brava». «Nei dati del 2017», ha detto, «sottolineo due componenti non scontate: la cultura, con caratterizzazione di paesaggio, e l’importante recupero balneare, dove è stata avviata una differenziazione della proposta, non solo perché i turisti hanno abbandonato l’Egitto e il sud del Mediterraneo, ma per la capacità di ringiovanirsi e soprattutto di lavorare anche di integrazione, con l’entroterra».
«È essenziale», ha detto l’assessore al Turismo Paola Mar, «conoscere i numeri dei flussi turistici, per monitorare quello che accade, elaborarlo, fare previsioni e pianificare strategie efficaci. In questo momento, ad esempio, in città stiamo sperimentando dei conta persone per vedere realmente qual è l’afflusso in città».
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