Flacone esploso in faccia spunta un altro caso
DOLO. I flaconi di “Orchidea disgorgante idraulico” continuano a mietere vittime. Quello di Davide Maretto, 32 anni, residente ad Arino di Dolo, difeso dall’avvocato Stefano Marrone, sfigurato da un flacone di sgorgante per tubi contenente acido solforico e raccontato sulla pagine della Nuova, non sarebbe in caso isolato. Una donna di 43 anni di Roncade (Treviso), che si è rivolta allo studio di investigazioni scientifiche Inae di Sandonà di Piave, nel giugno 2011 ha vissuto la stessa disavventura. La donna, attualmente in cura a causa delle complicazioni derivanti dalle bruciature del prodotto, che si sono manifestate con violenza un anno dopo, a causa del rigenerarsi della pelle con reazioni allergiche, ha chiesto alla compagnia assicurativa dell’azienda produttrice, la Zurich Insurance Plc, un risarcimento di 100mila euro che però non sono ancora stati liquidati.
I flaconi di disgorgante prodotti dall’azienda Cleary Italia di Lucca, in Toscana, e distribuiti dalla ditta G.R. di Piazzola sul Brenta, sarebbero in grado, in caso di esplosione, di bruciare completamente le parti colpite dal liquido, provocando ustioni sulla pelle a causa dell’acido solforico presente in concentrazione del 94-98 per cento. Inoltre, come denunciato da Leopoldo Comparin, perito dell’Inae, le indicazioni presenti sull’etichetta dei flaconi risulterebbero scarse e prive delle informazioni fondamentali per il corretto utilizzo. La donna nel 2011 si era recata in un supermercato della zona per acquistare un prodotto in grado di liberare i tubi idraulici del bagno. Sugli scaffali del negozio ha optato per un flacone di “Orchidea disgorgante” da 750 ml. Ma una volta a casa, quando ha cominciato a versarlo, il prodotto le è esploso in faccia, sfigurandola, a causa della reazione, fortemente esotermica, prodotta dal liquido a contatto con l’acqua. All’ospedale di Treviso le hanno riscontrato ustioni permanenti al braccio e al seno.
Ma per la donna il calvario era appena iniziato. I sintomi più acuti si sono manifestati un anno dopo quando la pelle rigenerandosi ha dato reazioni allergiche causate dalle bruciature chimiche che presentano caratteristiche estremamente diverse dalle normali bruciature in quanto i tessuti non si ricostruiscono più.
La donna attualmente si trova in cura a Padova. «La nostra cliente» spiega Comparin «dopo il nuovo caso è molto amareggiata in quanto nessuna azione da parte della ditta Cleary è stata posta in essere. Di certo rimarrà una invalidità permanente che costringerà la signora all’utilizzo di apposite protezioni e controlli continui». La G.R. di Piazzola sul Brenta respinge le accuse sostenendo che si occupa solo della distribuzione del prodotto.
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