Firenze, stessi problemi di Venezia «Accordi con Airbnb e Amazon»
Innovazione, collaborazione e attenzione ai residenti. È questa la ricetta che Giovanni Bettarini, assessore al Turismo di Firenze, sta utilizzando per migliorare i flussi di visitatori e la qualità di vita degli abitanti. Non solo. Per tutelare il centro storico è stato deliberato a gennaio un regolamento specifico, anche sulla spinta del richiamo dell’Unesco del 2015 che aveva rimproverato Firenze per l’eccessiva pressione del turismo e la vendita o il cambio d’uso di palazzi storici.
Quanti sono i turisti a Firenze?
«Il Comune ha 380mila abitanti, mentre la Città metropolitana un milione. I turisti che si fermano almeno una notte sono 3 milioni e mezzo, ma in totale sono 16 milioni che daranno, nel 2016, 30 milioni di imposta di soggiorno. Solo su Airbnb ci sono 8mila proposte, contro 400 alberghi. Il centro storico ha un triangolo d’oro tra Santa Croce, Piazza del Duomo e Piazza Signoria. E qui ci sono anche gli Uffizi, il primo museo più visitato in Italia con una media di 2 milioni di visitatori. Per i musei abbiamo la Firenze Card.
Quanto costa e come funziona?
«Costa 72 euro, vale 72 ore e permette di visitare 72 musei con una media di visite in 8 musei. Con una quota dell’imposta di soggiorno finanziamo la Fondazione Palazzo Strozzi che allestisce mostre innovative come quella in corso sull’artista Ai Wei Wei. È un investimento perché contiamo di ampliare le permanenze e dare un timbro più innovativo».
Anche Firenze, come Venezia, ha a che fare con turisti poco rispettosi? Cosa fate?
«Certo, purtroppo sì, certi turisti sono maleducati e incivili. Abbiamo cercato di contrastare anche un altro tipo di degrado, l’abusivismo commerciale. È stato firmato di recente un accordo con le forze dell’ordine. Da lunedì scorso è partita una fase sperimentale che prevede che ci siano alcune pattuglie in orario serale in centro storico. Pensare di fermare gli abusivi con le multe è come pensare di svuotare il mare con un cucchiaino.
In questo modo, con le pattuglie, abbiamo già visto un miglioramento. C’è un’ottima collaborazione con le forze dell’ordine, nei primi otto mesi di quest’anno sono stati sequestrati 76 mila oggetti illegali.
Come affrontate il problema delle strutture ricettive abusive?
Abbiamo fatto un accordo con Airbnb già un anno fa che sta dando ottimi frutti. Airbnb è una società molto disponibile. Abbiamo fatto presente che avevamo il problema del nero e della mancanza dell’introito dell’imposta del soggiorno. In pratica chi integra affittando una stanza adesso paga l’imposta. Airbnb manda direttamente alla persona un decalogo da seguire. Inoltre la società ha detto che se la Regione Toscana riconoscerà in futuro ufficialmente l’attività, si occuperà la stessa Airbnb di raccogliere la tassa di soggiorno e di restituirla grazie a una modalità che si chiama collect and remit. Già nel primo anno abbiamo guadagnato 2 milioni di imposta di soggiorno da affitti turistici».
Ci sono tanti cambi di destinazione d’uso per approfittare dell’assalto turistico?
«Per quanto riguarda il cambio di destinazione d’uso a Firenze non è così diffuso come a Venezia, ma comunque cerchiamo di facilitare la residenza. Grazie all’imposta di soggiorno e ai ticket dei bus turistici arriviamo a un introito di 51 milioni che contribuisce a far sì che a Firenze ci sia la tassazione più bassa d’Italia con l’addizionale Irpef allo 0,2%».
Come valorizzate gli artigiani di qualità locali?
«Siamo stati i primi a pensare di vendere i prodotti dei nostri artigiani su Amazon, nella sezione “Made in Italy”. Amazon ha mandato una squadra a Firenze che si è confrontata con le associazioni di categoria, il Comune ha pagato un fotografo per scattare delle belle foto. Oggi molti dei nostri artigiani sono tutti online e a rotazione vengono messi in primo piano, così viene anche stimolata la competitività. Anche questo è un modo per tutelare la residenza perché se sopravvivono le botteghe allora sopravvive anche la residenza».
Come si possono incentivare dei percorsi turistici alternativi agli itinerari tradizionali?
«L’utilizzo di quanto può offrire la tecnologia è fondamentale. Abbiamo un Ufficio Innovazione che lavora a stretto contatto con il nostro assessorato che ha già prodotto una ventina di applicazioni, come “Firenze the walking city” che mostra al turista diversi itinerari sui colli, ma adesso ne stiamo studiando altre per i bambini».
Come avete reagito al richiamo dell’Unesco?
«Avevamo già presente che dovevamo intervenire nella gestione del centro storico. Così abbiamo accelerato la bozza di un regolamento che avevamo steso, inserendo alcune regole. Ne è uscito un decalogo che ha tra le voci quello del divieto di vendita da asporto di alcolici dalle 21 alle 6, l’obbligo di vendere un certo numero di prodotti di filiera o del territorio e il blocco delle sale da giochi».
Il sindaco Brugnaro poco tempo fa ha ospitato il “suo” sindaco Nardella. Lei che rapporto ha con Venezia?
«Cerco di venirci almeno una volta all’anno. Ho un rapporto molto stretto con il Veneto. Mio nonno, Giacomo Vallomy, era di Conegliano ed è stato presidente dell’Ente Turismo di Treviso e vicepresidente della Provincia. Il Veneto è una regione alla quale sono affezionato».
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