Finto matrimonio in chiesa: l'Ire dispone l’indagine interna

Il presidente Polesel spiega: «È mancato qualche passaggio, ma gli organizzatori sono in buona fede» 

VENEZIA. Un’indagine interna per capire cosa sia successo, il chiarimento con il Patriarcato per ribadire «l’assoluta buona fede», il rammarico per quanto accaduto. Il giorno dopo il putiferio scoppiato sul finto matrimonio con finto prete nella chiesa dell’Ospedaletto, in Barbaria delle Tole, l’Ire corre ai ripari.



«Siamo rimasti molto perplessi di fronte allo svolgimento dell’evento in questione», spiega Luigi Polesel, presidente dell’Istituto Ricovero ed Educazione, proprietario della chiesa, «e comprendiamo la reazione del Patriarcato, siamo i primi a esserne dispiaciuti. Avvieremo un’indagine interna per capire cos’è accaduto anche se la prima sensazione è che sia mancato qualche passaggio nella comunicazione».

il finto prete

Comunicazione tra gli organizzatori della manifestazione “Sposarsi a Venezia...con noi” - Wladimiro Speranzoni e Daniela Mola - e la Fondazione Venezia Servizi alla Persona, dello stesso Ire, che gestisce il complesso dell’Ospedaletto. «Conosciamo la serietà dei professionisti che organizzano questo evento da ventiquattro anni», continua Polesel, «è possibile che qualche passaggio non sia stato chiarito fino in fondo».



Il primo è sicuramente quello del finto prete, il veneziano Fabio Moresco, vestito con un costume teatrale di scena sul quale non erano visibili simboli dell’abito talare. Ciò nonostante, è stata proprio quell’immagine dell’altare a innescare la polemica e far intervenire il Patriarcato con una nota ufficiale nella quale si stigmatizza «l’inaccettabile uso deliberatamente commerciale» della chiesa.

la cerimonia

La cerimonia, in realtà, era stata solo simbolica, con gli sposi davanti all’altare e lo scambio delle promesse. Ma tanto è bastato. La foto è arrivata in Curia da dove, sabato pomeriggio, è partita una nota nella quale «disapprova e condanna quanto avvenuto nell’edificio sacro e si riserva di chiarirne le responsabilità».

Oggi, intanto, l’Ire si consulterà con i suoi consiglieri e convocherà un consiglio di amministrazione per avviare un’indagine interna e una verifica con i propri legali. Nel frattempo gli organizzatori saranno chiamati a spiegare l’accaduto, sebbene, sin dalle prime ore, Speranzoni si fosse dichiarato molto dispiaciuto per quanto successo. «Non volevamo mancare di rispetto a nessuno», ha ripetuto, «e ci sentiamo in dovere di scusarci. Siamo comunque tranquilli con la nostra coscienza perché certi di non aver fatto nulla di male».

le scuse

Anche la pagina Facebook della rassegna si è scusata ufficialmente con “amici” e pubblico, che ieri, ultimo giorno di esposizione, non ha mancato di visitare gli stand della rassegna allestita negli altri edifici del complesso dell’Ospedaletto, mentre la chiesa, già venerdì sera, era stata liberata dalle attrezzature. Fuori dalle polemiche, la manifestazione ha permesso ai visitatori di ammirare il cortile delle Quattro Stagioni, la Chiesa di Santa Maria dei Derelitti, la Scala dei Sardi e la Sala della Musica.

raccolta fondi

Tra tulle, chiffon, pizzi rebrodè e plissettature, tra strascichi, veli, bomboniere, fiori e modelle vestite di bianco c’è stato anche un risvolto benefico. La raccolta fondi della serata - circa 3 mila euro - è stata destinata alla Fondazione Città della Speranza e Fondazione Lene Thun per sostenere le loro attività in favore dei bambini. —


 

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