Finita la speranza, Flora non ce l’ha fatta

Ieri alle 22 l’annuncio ufficiale del decesso. Donati il fegato e i reni
SAN STINO. Flora non ce l’ha fatta. E’ morta ieri alle 22.45, quando la commissione medico legale dell’Asl 10 ha stabilito la sua morte cerebrale, dopo tre controlli ripetuti ogni 6 ore con il medesimo risultato: encefalogramma piatto. In quel momento la macchina che faceva battere il suo cuore è stata staccata: Flora ha donato fegato, reni e tessuti, estremo gesto d’amore suo e della sua famiglia.


Flora Bottosso, 26 anni, era caduta in coma 17 giorni fa durante un intervento per l’asportazione delle tonsille all’ospedale di Portogruaro: la vita si è spenta ora dopo ora, per la maestrina residente a La Salute di Livenza, frazione di San Stino. Poco più di due settimane di speranza per mamma Maria e il fratello Romic, che fino all’ultimo hanno creduto che si risvegliasse. Mamma Maria è stata l’ultima dei famigliari a vedere viva Flora. Lei che l’ha accompagnata quel lunedì 18 giugno in ospedale per asportare le tonsille, un intervento chirurgico che in ogni ospedale italiano viene svolto migliaia di volte l’anno. Quella signora a cui nessuno, quando Flora è entrata in coma, ha detto cos’era successo: ha scoperto da sola, cercando la figlia in reparto, della tragedia che si era consumata.


Mamma Maria che quando andava a trovare la figlia in coma le faceva ascoltare le voci registrate dei bambini dell’asilo dove Flora insegnava. Ieri sera è finito tutto. La sofferenza di Flora e la speranza della famiglia. La legge ha sancito con ufficialità quello che i medici sapevano fin da quei primi giorni di coma, quando hanno capito quanto devastante sia stata la mancanza di ossigeno, durante l’intervento, per il suo cervello. Lo hanno capito quando Flora, tolti i farmaci che inizialmente la tenevano in coma, non ha dato segni di ripresa. Ma la generosità di Mamma Maria non si è fermata e ha pensato ad altre famiglie che vivono la sofferenza di congiunti malati, che - grazie agli organi di Flora - potranno tornare a sorridere.


Ora, la vicenda si sposta nelle aule di giustizia. Un’inchiesta, per lesioni colpose, è stata aperta dal pm Antonio Pastore della Procura di Venezia: il reato ipotizzato ora sarà trasformato in omicidio colposo. L’indagine dovrà stabilire chi ha sbagliato e perché. Secondo l’Asl 10, che ha condotto una sua indagine interna, è stato un errore umano: «Siamo disponibili in ogni momento per sostenere, supportare, aiutare la famiglia - alla quale siamo sinceramente vicini - in ogni suo bisogno, esigenza, necessità», ci tiene a far sapere la direzione. In base a quanto sostiene l’Asl, durante l’intervento dopo aver tolto la prima tonsilla, nello spostare il tubo che garantiva la ventilazione, e quindi l’ossigenazione del cervello, la canula è uscita dalla trachea.


Quando i medici se ne sono accorti hanno reintubato la ragazza, ma non è stato semplice. Da qui l’arresto cardiaco e il coma. Stando a questa spiegazione la mancanza di ventilazione sarebbe durata pochi minuti, ma c’è il dubbio che Flora sia rimasta senza ossigeno per almeno dieci minuti. Il pm ha incaricato delle indagini i carabinieri del Nas di Treviso e un perito. La famiglia si è affidata all’avvocato trevigiana Stefania Bertoldi che ha già presentato un esposto: nel registro degli indagati sono finiti i sanitari presenti in sala operatoria. Un atto dovuto. Una prima relazione è stata inviata ieri pomeriggio dai carabinieri al pm. Solo dopo l’autopsia si potrà conoscere la data dei funerali di Flora, la maestra morta di malasanità.

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