Finge di essere laureata studentessa nei guai

False dichiarazioni per iscriversi a un master a Ca’ Foscari: scoperta e denunciata Dovrà scusarsi con l’università per essere “messa in prova” ed evitare la condanna
AGOSTINI VENEZIA 27.11.2008.- RESTAURATO IL PORTALE DELL'UNIVERSITA' DI CA' FOSCARI.- INTERPRESS
AGOSTINI VENEZIA 27.11.2008.- RESTAURATO IL PORTALE DELL'UNIVERSITA' DI CA' FOSCARI.- INTERPRESS

Per iscriversi al master di Ca’ Foscari aveva dichiarato di essersi laureata in Lingue, all’università di Genova. Ma non era vero e ora l’aspirante dottoressa deve rispondere della pesante accusa di falso in atto pubblico e false attestazioni a pubblico ufficiale, per la quale rischia fino a due anni di reclusione.

Condanna che potrà evitare se il giudice per le udienze preliminari Andrea Comez si convincerà che la lezione è servita e che la giovane è pentita, accettando così la richiesta avanzata dalla difesa della ragazza di ammetterla alla “messa in prova”: lavoro a favore della collettività per pagare il suo debito con la società e la giustizia ed evitare così una vera e propria condanna penale. Una soluzione accettata anche dal legale di Ca’ Foscari - l’avvocato Luigi Ravagnan, essendo l’università parte lesa nel procedimento - a condizione che la giovane scriva una lettera di scuse e si faccia carico delle spese legali, lasciando per altro alla controparte il compito di quantificarle.

Così, il giudice Comez ha ieri rinviato l’udienza, in attesa di leggere la lettera di scuse e conoscere il “quantum” del rimborso delle spese vive all’università.

Erano stati proprio gli uffici di Ca’ Foscari, nel 2013, ad accorgersi che qualcosa non andava: un controllo incrociato con i colleghi di Genova ed era saltato fuori che quel che aveva dichiarato ufficialmente la giovane - ovvero di essersi laureata - era una bugia, messa a verbale su un atto pubblico. In realtà alla giovane mancavano ancora alcuni esami prima della laurea, ma aveva raccontato il falso per iscriversi a un master.

Era così scattata la denuncia e l’indagine. Nel corso dell’udienza per il rinvio a giudizio della giovane, la richiesta della difesa di applicare quanto previsto dal nuovo articolo 464 bis del codice di procedura penale, che istituisce la “messa alla prova” per reati fino a 4 anni. La giovane si è offerta di prestare attività socialmente utili a favore del Comune piemontese dove è residente.

Se il giudice si convincerà che il suo pentimento è sincero, la donna potrà così evitare una condanna penale.

Roberta De Rossi

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