Fincantieri si presenta in Borsa con 600 milioni di euro in più

L’assemblea degli azionisti riunita a Trieste ha dato il via libera all’operazione già tentata nel 2009 Fim e Uilm sono d’accordo: «A patto che la maggioranza resti sotto il controllo dello Stato»
Di Gianni Favarato

MARGHERA. Lo “stato maggiore” di Fincantieri - leader mondiale nella costruzione di navi da crociera e non solo, totalmente controllata dallo Stato attraverso Fintecna e la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) - a quotarsi in Borsa ci aveva già tentato, senza successo, nel 2009, per l’opposizione di una parte dei sindacati dei metalmeccanici e del mondo politico e soprattutto per la crisi finanziaria ed economica globale.

Ora che i mercati internazionali e soprattutto quello statunitense si sono risvegliati, Fincantieri ci riprova, con l’obbiettivo di cedere agli investitori privati poco meno della metà delle sue azioni. Dopo il via libera dell’assemblea degli azionisti dell’altro ieri, Fincantieri spa ha chiesto alla Consob l’autorizzazione alla pubblicazione del prospetto informativo relativo al progetto di quotazione in Borsa.

L’assemblea, tenutasi a Trieste, ha inoltre deliberato in sede straordinaria, come spiega una nota di Fincnatieri, un «aumento del capitale sociale per un importo massimo fino a 600 milioni di euro, in via scindibile ed a pagamento, con esclusione del diritto di opzione, ai sensi dell’articolo 2441, comma 5, del codice civile, a servizio dell’offerta pubblica di sottoscrizione relativa all’operazione di quotazione delle azioni ordinarie della società, con efficacia subordinata al rilascio da parte di Borsa Italiana spa del provvedimento di ammissione delle azioni della Società alle negoziazioni sul Mercato Telematico Azionario (Mta)». In pratica, si tratta del primo passo per una nuova emissione di azioni che determinerà un nuovo assetto proprietario, con la maggioranza garantita (51%) a Fintecna e quindi allo Stato e il restante a nuovo azionisti privati, interessati ad entrare in una società leader come Fincantieri che ha un portafogli ordini di tutto rilievo e cantieri - come Porto Marghera - che lavora a pieno regime. Fincantieri, che oggi conta oltre 20 mila dipendenti, di cui 7.700 in Italia, e 21 stabilimenti in quattro continenti, ha già costruito oltre 7.000 navi da crociera ed è «operatore di riferimento anche per le navi militari, cruise-ferry, mega-yacht, navi speciali ad alto valore aggiunto, riparazioni e trasformazioni navali e offshore».

In una nota stampa Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm, ha ribadito ieri che «Uilm e la Fim hanno sempre dichiarato di essere favorevoli alla quotazione in Borsa purché il pacchetto di maggioranza rimanga in mano allo Stato, attraverso Cassa depositi e prestiti e il suo Fondo strategico, per evitare che la vendita a gruppi o capitali stranieri metta a rischio le prospettive industriali ed occupazionali di Fincantieri in Italia».

La Fiom-Cgil nazionale non ha ancora commentato la decisone di Fincantieri, ma come in passato ha già detto di non essere d’accordo con questa «sostanziale privatizzazione di un gioiello dello Stato». In proposito Fim e Uilm, invece, sostengono che «oggi, come nel passato, assistiamo alla demonizzazione della quotazione di Fincantieri da parte di chi in questi anni non si è mai assunto realmente responsabilità e non ha mai firmato alcun accordo, generando concreti rischi di perdite occupazionali e industriali».

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