Fincantieri, rinnovo del contratto tre giorni di trattative non bastano

Oggi si conclude il negoziato, ma difficilmente si arriverà all’accordo sulla proposta dell’azienda I sindacati: «Alcuni punti irricevibili». Il 19 aprile assemblea degli azionisti per rinnovare i vertici
Di Gianni Favarato

I sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl, Uil e i vertici di Fincantieri spa vogliono chiudere la partita del rinnovo del contratto integrativo aziendale che è aperta da un anno e che finora ha causato scioperi e proteste in tutti i cantieri italiani del gruppo. Oggi le parti si incontrano a Roma per il terzo giorno consecutivo e c’è un clima di ottimismo, malgrado le distanze tra le parti siano ancora notevoli su alcune questioni contrattuali (premi e produttività) e la tensione sia ancora alta tra i circa 7 mila dipendenti diretti del gruppo cantieristico (dei quali poco più di mille a Porto Marghera) che si sono visti tagliare in busta paga indennità e premi (in media 1.200 euro) previsti dal vecchio contratto integrativo che ora si sta cercando di rinnovare.

Nel primo giorno di trattativa Fincantieri ha presentato una sua proposta di accordo a Fiom, Fim, Uilm e al coordinamento nazionale delle Rsu .

Solo ieri sera, dopo una consultazione interna dei sindacati, si è cominciato a trattare e si continuerà anche oggi, ma difficilmente si arriverà all’auspicata ipotesi d’accordo proprio alla vigilia dell’assemblea ordinaria degli azionisti - in programma a Trieste il 19 aprile - che dovrà nominare il nuovo consiglio di amministrazione e l’amministratore delegato per i prossimi due anni.

Il giudizio dei sindacati sulla bozza presentata dall’azienda al momento resta negativo, soprattutto per specifiche questioni ritenute «irricevibili così come sono state proposte dall’azienda». Con molta probabilità, quindi, la trattativa continuerà nei prossimi giorni, dopo una consultazione unitaria dei sindacati.

A favorire un accordo c’è, comunque, la volontà delle parti e il momento particolarmente felice, dal punto di vista degli ordini di lavoro, per Fincantieri che, pur avendo chiuso il 2015 con un risultato d’esercizio negativo per 175 milioni di euro (era stato positivo per 67 milioni al 31 dicembre 2014), ha annunciato la scorsa settimana a Porto Marghera - durante la consegna della Koningsdam costruita per Holland American Line - un vero e proprio boom di nuovi contratti per la costruzione di altre cinque grandi navi da crociera - tutte per i brand del gruppo Carnival - a Porto Marghera e Monfalcone del valore totale di oltre 3 milardi di euro. Il carico di lavoro acquisito da Fincantieri ha portato il portafoglio ordini ad un record storico di oltre 15 miliardi di euro, con garanzia di lavoro a pieno regime nei cantieri italiani fino al 2020.

A determinare il risultato negativo nel bilancio d’esercizio dello scorso anno sono soprattutto – come spiega una nota di Fincantieri – i «37 milioni di euro di perdita riconducibili al Gruppo brasiliano Vard che peraltro sconta, a livello consolidato, 41 milioni di euro di perdite su cambi non realizzate). Il risultato di pertinenza del Gruppo si attesta a -141 milioni di euro (+99 milioni al 31 dicembre 2014) senza gli effetti degli oneri estranei alla gestione ordinaria e non ricorrenti».

Il Piano industriale 2016-2020 di Fincantieri - ancora controllata dallo Stato al 70% attraverso Cassa Depositi e Prestiti - prevede una «crescita media annua dei ricavi di circa il 10% e una significativa copertura dei ricavi da programmi attuali, lettere di intenti e trattative in corso con elevate probabilità di finalizzazione, di cui ricavi relativi alle navi da crociera coperti per oltre il 90%, con una prevista distribuzione di dividendi a partire dall’utile 2017».

L’assemblea degli azionisti del prossimo 19 aprile dovrà anche decidere - su proposta dell’azionista di maggioranza, Cassa Depositi e Prestiti - sul rinnovamento dei vertici del gruppo Fincantieri, reduce da un anno difficile come il 2015 e da una quotazione in Borsa con la messa in vendita di azioni che non ha dato i risultati sperati in termini economici.

Giuseppe Bono è l’amministratore in carica da dieci anni ed è al quinto mandato, arrivato alla scadenza.

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