Fincantieri, operai costretti a pranzare seduti per terra

All’interno dei cantieri navali non c’è uno spazio per accogliere i lavoratori delle ditte d’appalto Rsu: «Stiamo cercando soluzioni con la direzione». L’azienda: «Possono andare nella nostra mensa»
Di Gianni Favarato

Fuori c’è la crisi economica con fabbriche chiuse e operai a casa, ma dentro le mura di Fincantieri, a Porto Marghera, si produce a pieno regime.

Il numero degli operai al lavoro cresce di giorno in giorno e non ci sono i servizi (mensa, spogliatoi e bagni) per tutti i dipendenti delle centinaia di imprese d’appalto che lavorano nelle navi in costruzione.

Basta andare fuori dei cantieri navali poco dopo mezzogiorno di un qualsiasi giorno di lavoro per vedere operai di tutte le età e nazionalità, compresa quella italiana, che si sistemano dove possono per mangiare il panino o la scatoletta che si sono portati da casa o che hanno comprato a prezzo scontato nei punti di ristoro volanti; si siedono perfino sui binari della linea ferroviaria per le merci e consumano in fretta il loro pasto.

Dentro l’area dei cantieri navali lo spettacolo non cambia: chi non può permettersi la mensa aziendale esistente - utilizzata, invece, dai dipendenti diretti di Fincantieri e delle più grosse imprese d’appalto che pagano in buona parte il buono mensa - consuma il pasto ai piedi degli edifici vicini alla banchina o in qualche altro angolo dei grandi cantieri navali, possibilmente riparato in caso di intemperie. Alla Fincantieri di Porto Marghera ci sono già due navi in costruzione - la gigantesca Costa Diadema in fase finale di allestimento e la più piccola Viking Star di cui si sta costruendo lo scafo - e tra pochi mesi si comincerà a preparare la costruzione di una terza grande nave da crociera per Holland American Lines del gruppo Carnival.

Attualmente ci sono al lavoro più di 3 mila operai delle imprese di appalto e altri mille, per un totale di oltre 4 mila persone: una vera e propria “cittadella” con i suo i problemi logistici e di servizio da risolvere. Il carico di lavoro nei cantieri veneziani è tale che Fincantieri, vincitrice della gara d’appalto, ha deciso di spostare la costruzione dei 400 metri di paratoie per le dighe mobili del Mose, che dovranno essere posate nell’isola-San Nicolò, nei suoi cantieri di Palermo, in Sicilia, dove i carichi di lavoro sono quasi a zero. «È vero, c’è troppa gente che bivacca all’ora di pranzo dove capita e in condizioni igieniche precarie», conferma Antonio Speranza, delegato sindacale della Rsu aziendale. «La direzione di cantiere aveva trovato un rimedio mettendo a disposizione un grande container vuoto, ma non è bastato e ora ci è stato detto che si sta cercando un’altra soluzione per mettere a disposizione una struttura coperta per chi deve consumare i pasti al sacco». Il sindacato Slai-Cobas , che organizza molti dipendenti delle imprese d’appalto e subappalto che lavorano in Fincantieri, sostiene che «vista la mancanza di servizi adeguati nelle vicinanze di determinate lavorazioni», molti lavoratori sono costretti a fare i loro bisogni impellenti a cielo aperto e «spesso vengono multati o anche licenziati dalle loro aziende. Ci chiediamo perché», aggiune lo Slai-Cobas in un volantino, «la Fincantieri non dà ai lavoratori degli appalti la mensa allo stesso prezzo di favore dei suoi dipendenti». Dal canto suo Fincantieri, attraverso il suo ufficio stampa, risponde che «il problema non esiste perché ci sono i punti di ristoro e nella mensa interna possono pranzare anche i lavoratori degli appalti al modico prezzo di 5 euro». Il fatto è che anche se costasse 5 euro pagarsi il pranzo in mensa sarebbe un aggravio insostenibile per chi guadagna poco più di mille euro al mese.

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