«Fincantieri non si tocca»: sindacati verso lo sciopero

Fiom, Fim e Uilm contro i piani del governo che vuole portare il titolo in Borsa e vendere il 40% delle azioni del gruppo: «Una manovra solo per fare cassa»

MARGHERA. Vendere azioni delle aziende di Stato per recuperare tra i 10 e i 12 miliardi di euro entro la fine del 2014, di cui circa 1,5 miliardi da Fincantieri, la società interamente pubblica che fa capo a Fintecna che a Marghera ha uno dei suoi più grandi cantieri italiani specializzato in navi da crociera e capace di occupare, tra diretti e indiretti, più di 3 mila lavoratori. Secondo i piani del Governo il gruppo cantieristico italiano, pubblico al 100%, andrebbe in Borsa con una quota del 40% che potrebbe dare in pasto i ricavi alle affamate casse dello Stato in eterno deficit.

Ma il piano di privatizzazione, seppur parziale, messo in campo dal governo Letta per risanare il debito pubblico non piace per niente ai sindacati dei lavoratori, metalmeccanici, tanto a Cgil, quanto a Cisl e Uil che pochi anni fa non si erano invece opposti alla quotazione in Borsa per ricapitalizzare Fincantieri. L’operazione annunciata dal Governo viene vista da tutti come un colpo basso ad un’azienda pubblica che ha un ruolo da leader nel mercato mondiale della cantieristica navale, civile, militare e scientifica.

Tant’è che i metalmeccanici della Uilm hanno chiesto alla Fim-Cisl e alla Fiom-Cgil di fissare una giornata di sciopero nazionale unitario con manifestazione di protesta a Roma che sarà fissata nei prossimi giorni, forse probabilmente mercoledì 11 dicembre. «Privatizzare Fincantieri è una scelta sbagliata», dice uno dei segretari nazionali della Fim-Cisl, il veneto Michele Zanocco, «nel metodo perché queste decisioni non si possono apprendere dai giornali; nel merito perché da Fincantieri stiamo aspettando da tempo risposte sui numerosi gap infrastrutturali che stanno penalizzando le prospettive di sviluppo e competitività di alcuni siti che avrebbero bisogno di investimenti. Non possiamo mettere in discussione i gioielli di famiglia come Fincantieri che ha conquistato la leadership mondiale sui mercati grazie ai sacrifici e le competenze delle proprie maestranze».

Anche la Fiom-Cgil si oppone duramente alla scelta del Governo e ribadisce: «Fincantieri va difesa e sostenuta, non stressata con l’entrata in Borsa». Diego Panizzon, segretario della Uilm veneziana rincara la dose: «Anni fa volevano fare la stessa cosa per Fincantieri, ma almeno allora i soldi recuperati vendendo azioni ai privati servivano per investire nei cantieri, come quello di Porto Marghera che avrebbe bisogno di più spazi e più infrastrutture produttive. Ora si vuol vendere solo per fare cassa, infischiandosene del futuro dell’azienda e dei suoi dipendenti». Dal canto suo l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha spiegato che la società «sarà quotata in Borsa e contemporaneamente ricapitalizzata. Entreranno nelle casse di Fincantieri un certo numero di milioni di euro, qualche centinaio, che è quello che ci serve per aiutarci a crescere ancora».

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