Fincantieri, i manager indagati restano per ora al loro posto

PORTO MARGHERA. I vertici di Fincantieri spa hanno deciso, almeno per il momento, di non rimuovere, né di sospendere sui dodici dirigenti dello stabilimento di Porto Marghera, coinvolti nell’inchiesta avviata dalla Procura di Venezia e condotta dagli uomini della Guardia di Finanza, per il reato di «sfruttamento della manodopera, corruzione tra privati, dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture false».
A dieci giorni dall’avvio di questa clamorosa inchiesta che ha anche risvolti nei cantieri navali di Genova e Monfalcone e in quelli esistenti in Sicilia, Marche e Puglia, il Gruppo Fincantieri – che è compartecipato al 70 per cento dallo Stato italiano attraverso la controllata Cassa Depositi e Prestiti – anche davanti agli ulteriori inquietanti emersi in questi giorni, con tanto di testimonianze e confessioni di persone coinvolte nell’inchiesta e pubblicate sui giornali conferma tutti i suoi manager, compreso il direttore di cantiere, Antonio Quintano e il responsabile delle forniture Carlo De Marco. Fincantieri spa conferma, infatti, il comunicato emesso poche ore dopo la notizia dell’apertura dell’inchiesta: «assicurando piena collaborazione agli inquirenti e auspicando che verrà dimostrata la completa estraneità dei propri dipendenti».
In caso contrario, ovvero se le accuse di aver ricevuto mazzette e regali dalle imprese d’appalto che sfruttavano sistematicamente i propri dipendenti con la “paga globale” e orari di lavoro fittizi e sottopagati, Fincantieri ha già detto che: «laddove invece le accuse venissero confermate, verranno adottati immediati provvedimenti nei confronti di dipendenti che si fossero resi responsabili di condotte illecite, lesive dell'immagine della società». Secondo la Procura della Repubblica di Venezia, i dodici dirigenti di Fincantieri messi sotto inchiesta a Venezia «appaiono aver concorso allo sfruttamento della manodopera, avendo essi creato le condizioni per tale sfruttamento».
Dal canto loro, invece, i sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil , hanno chiesto a livello nazionale di rafforzare e rendere più efficaci i dispositivi contrattuali relativi alla gestione di appalti e subappalti (che a Porto Marghera coinvolgono oltre 400 imprese locali e non e migliaia di lavoratori) in occasione del prossimo del contratto integrativo aziendale.
La Camera del lavoro e la Fiom veneziane si sono spinte a chiedere un confronto con il Governo – dal premier Conte, ai ministri dell’Economia Gualtieri e dello Sviluppo, Patuanelli – e con i vertici di Cassa Depositi e Prestiti che detiene la stragrande maggioranza delle azioni di Fincantieri, quotate in Borsa. A chiedere un intervento diretto del Governo è anche una interrogazione parlamentare del deputato veneziano e membro della Commissione Antimafia, Nicola Pellicani (Pd), per ora senza risposta, i con cui chiese alle ministre dell’Interno, Luciana Lamorgese, e delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli. Per Pellicani: occorre anche «fare immediatamente chiarezza sulla posizione di un’azienda a partecipazione pubblica come Fincantieri, operatore di riferimento in tutti i settori della navalmeccanica, e dei suoi dirigenti». —
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