Fincantieri, contratto integrativo riprese le trattative dopo mesi
MARGHERA. Dopo mesi di braccio di ferro a suon di tagli di stipendio, indennità e premi conquistati negli anni passati, scioperi e proteste dei lavoratori, sono riprese nei giorni scorsi le trattative tra Fincantieri e i sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl, Uil per il rinnovo del contratto integrativo scaduto lo scorso mese di aprile.
L'incontro che ha sancito la ripresa delle trattative è avvenuto il 3 dicembre tra i segretari generali nazionali di Fim, Fiom, Uilm (affiancati dai rispettivi coordinatori nazionali del gruppo) e l'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, che si è impegnato a un serrato negoziato - il prossimo incontro è già stato fissato per lunedì prossimo, 14 dicembre - con l’obbiettivo di chiudere rapidamente il contratto scaduto già da due anni e proprogato fino ad aprile scorso, dopo di che Fincantieri ha proceduto al taglio delle indennità e di premi per un ammontare, ad oggi, di oltre mille euro in meno in busta paga.
Durante l’incontro Giuseppe Bono ha ribadito ai sindacati il «pieno carico di lavoro» di quasi tutti i cantieri italiani, a cominciare da quello di Porto Marghera, che occupa poco meno di mille dipendenti diretti e più del doppio di indiretti degli appalti, che ha un abbondante portafoglio ordini di nuove navi da crociera da costruire, allestire e consegnare nei prossimi anni. Bono, però, ha anche confermato - come spiega una nota della Uilm - le «difficoltà» che Fincantieri (ancora controllata al 72,5% da Fintecna spa, finanziaria del ministero dell'Economia) ha «dovuto affrontare e che sono dovute principalmente anche alla specificità del settore dove la disponibilità di liquidità è un fattore importante e necessario per garantire i volumi produttivi necessari a sostenere la piena occupazione dei cantieri Italiani».
In effetti, malgrado il portafoglio ordini di lavoro di navi da crociera e di altro tipo per quasi 20 miliardi di euro, il valore delle azioni di Fincantieri, quotate in Borsa a Milano, si è dimezzato arrivando a toccare il minimo di 0,41 euro per azione. Anche la recente messa in vendita di una parte delle azioni Fincantieri non ha dato i risultati attesi dai dirigenti; infatti è stato venduto solo meno di un terzo dei titoli messi in vendita (buona parte delle quali sono state acquistate dai dipendenti di Fincantieri), con un realizzo di soli 350 milioni rispetto ai 600 previsti e necessari per ricapitalizzare l’azienda che continua ad avere forti problemi di liquidità. Tant’è che da settimane nei corridoi della Borsa e negli ambienti finanziari on line si parla apertamente di una necessaria e inevitabile ricapitalizzazione della società, con fondi che la Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe girare a Fintecna.
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