Finanziamenti, Galan fa dieci nomi ma tutti lo smentiscono
VENEZIA. Galan chi? Come per un dantesco contrappasso ora dell’ex governatore sembra non ricordarsi più nessuno. Lui confessa, in un memoriale di trenta pagine, di aver ricevuto dei soldi «in nero» per la campagna elettorale del 2005 da una manciata di imprenditori amici. E gli industriali, nel migliore dei casi, negano tutto. Lui accusa la sua ex segretaria Claudia Minutillo: «Decisi di licenziarla» per ragioni «gravi e molteplici». L’antipatia che «tutti i miei collaboratori» nutrivano per lei, perché «ostentava continuamente un lusso del tutto ingiustificato», perché chiedeva un ticket a chiunque volesse parlare con lui, perché infine si sarebbe trattenuta 500 mila euro da due imprenditori di cui ora Galan rivela i nomi: Piero Zannoni e Andrea Mevorach.
«Ma pensate davvero che se avessi avuto da spendere duecentomila euro li avrei dati a Galan?» sibila non senza ironia l’imprenditore trevigiano Giacomo Archiutti, ex parlamentare di Forza Italia e titolare della Veneta Cucine. Più piccato Mario Moretti Polegato, mister Geox, tra gli invitati al matrimonio dell’ex governatore: «In relazione a un mio asserito finanziamento illecito nel 2005 a favore di Giancarlo Galan, contesto fermamente ogni addebito, destituito di ogni fondamento, e mi riservo di dare corso a ogni iniziativa del caso per la tutela della mia onorabilità». Il manager della sanità Ermanno Angonese si limita a un cordiale: no comment.
Tolti gli omissis alla memoria presentata da Giancarlo Galan ai giudici del Riesame, che venerdì valuteranno la sua posizione, i nomi dei dieci imprenditori veneti dai quali l’ex governatore riferisce di aver percepito dei contributi elettorali mai registrati fanno rumore. «La campagna regionale come candidato presidente è estremamente costosa – scrive Giancarlo Galan – e per molte voci - cene, rimborsi spesa ai volontari, affissione manifesti, volantinaggi e così via - era necessario farvi fronte in contanti. La predetta esigenza veniva incontro alla volontà di molti contributori che non volevano apparire come finanziatori di una determinata forza politica. Tale situazione era seguita esclusivamente da me. Ovviamente la Minutillo, essendo la mia più stretta collaboratrice, ne era a conoscenza».
Galan fa i nomi di Rinaldo Mezzalira (tra i 50 e i 100 mila euro), Giacomo Carlo Archiutti (200 mila euro), Giovanni Zillo Monte Xillo (50 mila), Mario Putin (tra i 10 e i 20 mila), Mario Moretti Polegato (20 mila), Ermanno Angonese (tra i 5 e i 10 mila), Gianni Roncato (17 mila) e Angelo Gentile (tra i 5 e i 10 mila euro).
Chi sono? Mezzalira era un imprenditore vicentino di Sandrigo, titolare della Fitt (tubi per irrigazione) e scomparso nel 2007; Archiutti è il titolare di Veneta Cucine; Giovanni Zillo Monte Xillo è il titolare del CementiZillo di Este e Monselice; Mario Putin è il presidente del colosso della ristorazione vicentino Serenissima (ricavi per 250 milioni di euro); Mario Moretti Polegato è il presidente della quotata Geox di Montebelluna; Ermanno Angonese è il direttore generale dell’Usl di Vicenza; Gianni Roncato è il presidente dell’omonima azienda di valigeria di Campodarsego.
Ma l’accusa più grave viene rivolta a Claudia Minutillo, accusata di essersi appropriata «indebitamente di alcune somme consegnate alla stessa da altri imprenditori». Si tratta di Piero Zannoni, un ingegnere bellunese ex consigliere di amministrazione di Veneto Sviluppo, e Andrea Mevorach, cinquantaduenne erede di una delle più importanti famiglie di ebrei veneziani, reduce dagli investimenti in Feltrificio Veneto, Alpi Eagles, Visibilia e cantieri navali Dalla Pietà.
Giancarlo Galan, detenuto nel carcere di Opera, ammette di aver sbagliato a non dichiarare i contributi ricevuti, si dice «pronto a risarcire il danno» ma accusa l’ex segretaria: «Scoprii inoltre che era in quegli anni a libro paga dell’imprenditore Renato Pagnan, a favore del quale seguiva tutte le vicende societarie in Regione». E infine l’autocritica: dopo il licenziamento, «reputai, sbagliando, di non contestarle l’indebita appropriazione dei denari versati dagli imprenditori Zannoni e Mevorach».
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