Figlio rapito a Mosca Ora il papà può rivederlo

La compagna dell’uomo ha portato con sé il piccolo senza alcun consenso È a processo con l’accusa di sottrazione di minore con la complicità dei nonni
Di Fabio Poloni

MOGLIANO. Fugge a Mosca con il figlio, viene denunciata dal padre del piccolo e finisce a processo per sottrazione di minore. Ora il tribunale civile della capitale russa ha concesso all’uomo, trevigiano, di poter vedere il bimbo due volte la settimana. E mentre qui la donna è sotto processo, lui medita di trasferirsi in Russia per poter stare vicino a suo figlio.

È la vicenda di una separazione finita male, molto male, quella approdata in tribunale a Treviso. Lei, di nazionalità russa, 35 anni, è sparita con il figlioletto, lasciando il padre nella disperazione. Per oltre un anno lui, di dieci anni più grande, ha cercato ovunque quel bimbo. Quando ha scoperto la verità, ovvero che la sua ex compagna si era trasferita a Mosca e non aveva più alcuna intenzione di tornare, ha deciso di denunciarla per sottrazione di minore.

Il piccolo ora ha quasi quattro anni. A processo, oltre alla donna, ci sono anche i suoi genitori, nonni del bimbo: sono accusati di aver aiutato la ragazza a mettere in atto il suo piano di “rapimento”. Il padre del bambino, assistito dall’avvocato Roberta Carraro, ha chiesto un risarcimento danni di 20 mila euro. L’avvocato difensore d’ufficio della donna, Roberta Canal, aspetta ancora di poter parlare con la sua assistita.

Il “piano” è scattato il 3 marzo del 2013. La coppia si era già separata. La giovane donna ha lasciato la zona di Mogliano, dove vivevano, e si è diretta a Zagabria. È salita in auto con i suoi genitori e il figlioletto senza dir nulla al suo ex, con cui i rapporti da tempo erano molto tesi. I nonni hanno guidato fino a Zagabria, dove hanno lasciato figlia e nipote in aeroporto. Lei aveva già i biglietti in tasca. È salita in aereo e ha chiuso con la sua vecchia vita, con il suo ex compagno che da quel giorno, e per oltre un anno, non ha più saputo nulla di lei e del bambino.

La donna e i suoi genitori sono ora accusati di aver portato il bambino in Russia, «trattenendolo in un luogo sconosciuto e contro la volontà del padre», «cui veniva impedito l’esercizio della potestà genitoriale». «In particolare», secondo quanto formulato dall’accusa, «la madre del minore lo ha condotto da casa all’aeroporto di Zagabria, dove si è imbarcata in un aereo diretto a Mosca». Ai nonni viene contestato il fatto di aver accompagnato figlia e nipotino in aeroporto, divenendo di fatto complici della fuga. Sui loro passaporti c’è il timbro del passaggio di confine tra Slovenia e Croazia. Non è chiaro, invece, con quali documenti abbia viaggiato il bimbo.

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