Figli violenti con la madre, condanne per 5 anni
MARGHERA. È una vicenda familiare dolorosa quella che si è conclusa ieri mattina in tribunale a Venezia, con la condanna da parte della giudice monocratica Sonia Bello di due figli, rispettivamente di 50 e 45 anni, residenti a Marghera, nei confronti della madre di 87 anni. Tre anni e quattro mesi di reclusione per il figlio maggiore, attualmente in carcere per questo procedimento dopo che era stato destinatario dell’aggravamento della misura cautelare per non aver rispettato quella più lieve, e due anni e sei mesi per il minore dei due.
Quest’ultimo ha atteso la sentenza seduto vicino alla mamma, con la quale i rapporti sono tornati sereni. E la stessa mamma, dopo la lettura della sentenza, ha fatto un cenno di saluto al figlio detenuto prima che tornasse verso il carcere. I due dovevano rispondere di maltrattamenti aggravati per aver approfittato delle condizioni di minorata difesa in relazione all’età della madre e lesioni personali aggravate.
Il genitore non si è costituito parte civile. Ieri l’anziana doveva essere sentita in aula e avrebbe dovuto riferire delle accuse. Ma il suo racconto difficoltoso, tenuto conto anche dell’età, ha indotto la giudice a disporre l’acquisizione dei verbali.
Il sostituto procuratore Andrea Petroni, al termine della requisitoria, aveva chiesto di condannare il figlio maggiore a tre anni e sei mesi, il minore a due anni e sei mesi.
I fatti contestati ai due fratelli risalgono a un periodo molto esteso, dal 2010 al 2017, con un paio di episodi specifici nel corso dello scorso anno, quando poi era stata eseguita la misura cautelare. A sporgere denuncia era stata la madre. Nel capo d’imputazione viene ricostruito lo scenario in cui viveva l’anziana madre.
Stando alle accuse, i figli la picchiavano, le impedivano di mangiare, di toccare gli oggetti e persino di utilizzare il bagno, tanto da costringerla ad andare nei negozi vicino casa per i propri bisogni. E ancora la chiamavano «Disgraziata, sporca, vecchia» e le dicevano che l’avrebbero ammazzata. A gennaio dello scorso anno, ricostruisce sempre il pubblico ministero nel capo d’imputazione, i due fratelli avrebbero preso la madre per la vestaglia e l’avrebbero tirata giù dal letto, per poi trascinarla lungo il corridoio, dandole infine un calcio e dicendole «Hai visto vecchia che fine che fai». In questo episodio la donna aveva riportato una lieve tumefazione al labbro, un ematoma alla gamba e dolori in varie zone del corpo.
Altro exploit dei fratelli raccontato dal capo d’imputazione è quello di marzo 2017. Raggiunta l’anziana in camera, un figlio aveva mimato di tirarle un pugno, l’altro le aveva dato uno schiaffo al viso. Poi la donna era stata tirata giù dal letto. Il giorno successivo, saputo che la madre aveva sporto querela, l’avevano presa a calci, provocandole vari ematomi.
Il difensore dei due, l’avvocato Giuseppe Vio, si è battuto per dimostrare l’insussistenza delle accuse, tenuto conto anche del fatto che non ci sarebbero referti medici delle lesioni. La sentenza potrà essere impugnata in appello.
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