Fidanzati uccisi dal professore Perale. I parenti chiedono 14 milioni
MESTRE. Se il dolore per l’uccisione di un proprio caro si può quantificare, in memoria di Anastasia Shakurova e Biagio Buonomo sono stati chiesti 14 milioni di euro all’uomo che li ha ammazzati, il docente di inglese Stefano Perale, per il quale il pm Giorgio Gava aveva già chiesto l’ergastolo.
Questa l’istanza presentata dagli avvocati di parte civile ieri nel corso dell’udienza preliminare davanti alla gup Roberta Marchiori. Quattro milioni chiesti dall’avvocato Monica Marchi per l’ex marito ed i genitori di Anastasia, cinque milioni rispettivamente per il padre e la sorella di Biagio con gli avvocati Michele Maturi e Raffaele Costanzo. Cifre che tengono conto non solo dell’uccisione dei fidanzati trentenni, ma anche del piccolo che Anastasia aveva in grembo.
Sulle richieste di risarcimento dovrà esprimersi la gup. Ma di certo bisognerà fare i conti con il patrimonio reale nelle disponibilità del professore killer. L’avvocato Maturi ha ottenuto dalla giudice il sequestro conservativo dell’appartamento di via Abruzzo dove si è consumato il duplice delitto, la notte tra il 17 e il 18 giugno 2017. Ma sull’alloggio grava l’ipoteca della banca per il mutuo.
Stefano Perale era presente all’udienza di ieri, arrivato dal carcere di Verona. Non ha mai alzato gli occhi da terra. «Ha sempre pregato», confida il difensore Matteo Lazzaro, che sta seguendo il caso con la collega Nicoletta Bortoluzzi.
La difesa si è battuta per ridurre le accuse a Perale che secondo il pm deve rispondere di duplice omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’uso del veleno, violenza sessuale aggravata su Anastasia, procurato aborto e vilipendio di cadavere. Bocciata dalla giudice la richiesta dei legali del prof che avevano chiesto di rifare il supplemento di perizia in relazione alle pratiche coprofaghe (ovvero di cibarsi delle proprie feci): «Istanza superflua».
Nella perizia in incidente probatorio, l’imputato è stato dichiarato capace di intendere e volere. Ma la difesa ha sostenuto come la nevrosi ossessiva, di cui soffre Perale, se ha effetti psicotici può essere considerata come elemento di incapacità di intendere e volere. Contestata dalla difesa pure la premeditazione: il prof, secondo i suoi legali, puntava alla violenza sessuale su Anastasia, di cui era innamorato e non era corrisposto, non all’omicidio.
Per questo gli avvocati Lazzaro e Bortoluzzi hanno chiesto, per quanto riguarda il decesso della ragazza, la riqualificazione del reato da omicidio volontario a morte come conseguenza di altro reato. Nelle conclusioni dell’arringa, i difensori hanno contestato l’aggravante dell’uso del veleno, chiedendo nel contempo la concessione delle attenuanti generiche e l’assoluzione per il vilipendio di cadavere. La giudice Marchiori leggerà la sentenza lunedì prossimo. —
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