Festival della politica la piazza gremita applaude De Gregori

Mocassini color crema, occhiali scuri e l’immancabile cappello a tese strette, nero come la maglietta; davanti a lui, tantissimi seduti davanti al palco e quasi altrettanti in piedi, uno stuolo di appassionati, interessati e semplici curiosi, capaci di restituire l’immagine di una piazza Ferretto gremita come raramente capita: l’ospite d’eccezione dell’ultima giornata del Festival della Politica di Mestre, un incredibile Francesco De Gregori in gran spolvero, ha saputo donare anche alle ultime ore della rassegna organizzata dalla fondazione Pellicani un tono esclusivo e una valenza culturale rara, prima di lasciare il testimone al disegnatore Sergio Staino, protagonista dell'appuntamento conclusivo della serie “politica a fumetti”, e quindi a Gualtiero Bertelli ed Edoardo Pittalis, per chiudere con una nota storica e musicale.
Il cantautore romano, affiancato dal giornalista Antonio Gnoli, ha presentato e raccontato “Passo d’uomo”, libro scritto dai due a quattro mani in cui, per la prima volta, l’artista parla di se stesso, della sua esperienza e delle sue opere. «Non è una lunga intervista, non è un libro di storia né di politica, non è un’autobiografia; eppure, in qualche modo, è tutte queste cose insieme», hanno spiegato dal palco gli autori, prima di iniziare a scorrere pagine ed episodi di questo lungo dialogo. Dalle citazioni di Conrad e Melville, passando per il rapporto profondo con l’indimenticato Lucio Dalla (senza tralasciare una buona dose di battute e scherzi), De Gregori e Gnoli hanno raccontato la genesi di un volume che ha richiesto ben due anni di lavoro, tra interminabili confronti e concerti in giro per l’Italia, e che in oltre duecento pagine finisce per toccare argomenti che il cantante non ha mai voluto sfiorare in più di quarant’anni di carriera, come ad esempio la figura dello zio partigiano, suo omonimo (ma conosciuto con il nome di battaglia “Bolla”), deceduto eroicamente nell’eccidio di Porzûs e la cui eredità ha certamente segnato gli ideali del nipote.
Nelle ultime ore del festival mestrino, prima del brindisi di chiusura, c’è stato anche il tempo per tracciare un primo bilancio di questa sesta edizione, in attesa dei numeri veri e propri che arriveranno solo oggi. «Quale politico, qui a Mestre, riempie le piazze come le abbiamo riempite noi? È la dimostrazione che questi argomenti, affrontati in maniera fresca e trasversale, interessano e sanno coinvolgere», ha spiegato Nicola Pellicani. «Questo è un format che non si può pensare di snaturare, funziona così ed è il modo giusto per riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica, altro che comizi». Come anticipato, alle 20.45 è poi toccato al fumettista Sergio Staino, che ha lungamente parlato della sua storica produzione e dello stato attuale della satira in Italia, lui che con il suo “Bobo” ha saputo da sempre conciliare la dimensione più umana e familiare con quella politica e pubblica; anche in questo caso, la massiccia partecipazione dei cittadini ai piedi della Torre civica è stata assicurata.
Giacomo Costa
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