Festival della Politica: «Costituzione da cambiare? No, grazie»

Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky discutono davanti a duemila persone. «Il capo dello Stato non va lasciato solo»
Festival della politica day 3 Ezio Mauro, Massimo Cacciari e Gustavo Zagrebelsky in 'La Costituzione domani' Piazza Ferretto, Mestre
Festival della politica day 3 Ezio Mauro, Massimo Cacciari e Gustavo Zagrebelsky in 'La Costituzione domani' Piazza Ferretto, Mestre

Sulla Costituzione ieri sera a Mestre è stato scontro dialettico tra il direttore di “Repubblica” Ezio Mauro, il filosofo Massimo Cacciari e il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. Un appassionato confronto dialettico seguito da oltre duemila persone al festival della Politica della Fondazione Pellicani.

Due visioni differenti si sono confrontate. Da un lato Cacciari, consapevole che dopo l’occasione persa tra gli anni Ottanta e Novanta, sia il tempo di pensare ad «un adeguamento» della Costituzione italiana «che è buona per tante parti mentre per altre necessita di essere adeguata», partendo dalla società italiana, che è profondamente cambiata negli ultimi vent’anni. Complice anche la crisi.

A difesa della Costituzione italiana si sono posti i suoi illustri interlocutori. Zagrebelsky non lesina critiche al governo Pd-Pdl: «Le larghe intese sono una forma di antipolitica», dice. E, amareggiato, rileva: «Le leggi degli ultimi anni sono nate per interessi personali. Ma le leggi hanno ricadute generali». La sua ricetta finale è chiara: «Non c'è bisogno di cambiare la Costituzione ma serve rianimare il Paese nella quotidianità, partendo dal basso e dalle esperienze di cooperazione sociale che stanno cambiando i rapporti tra le persone».

Ezio Mauro infiamma il pubblico con la sua difesa della Costituzione: «Il capo dello Stato non va lasciato solo, non ci possono essere trattative e un mercato. Anche i cittadini devono far sentire la loro voce». E la critica agli italiani: «Nel nostro paese manca lo spirito repubblicano!». Berlusconi, dice Mauro replicando ad una sollecitazione di Cacciari, non è certo «colpevole» se in Italia oggi l’articolo 1 che tutela il lavoro non è rispettato. Ma «dopo vent’anni il capo della destra ci dice che la sua anomalia (il conflitto di interessi, caso unico in Europa; la compravendita di parlamentari, i 270 milioni di fondi neri) deve diventare qualcosa di cui prendere atto, una nuova forma di coerenza. È questo che volete?». Tra Mauro, Zagrebelsky e Cacciari è stato appassionato il dialogo anche sullo «stato di eccezione» in cui versa il paese. «Cosa hanno fatto gli intellettuali? L’hanno presa come una questione di galateo» dice Mauro a Cacciari che l’aveva prima incalzato: «È inutile che mi indichiate gli articoli "buoni" della Costituzione. Spiegatemi perché non si sono realizzati». Cacciari: «Il mio discorso, serio, sul federalismo, rivedendo assetto regionale, aiuta a non sfasciare il paese». Mauro gli ricorda: «La mancata attuazione del federalismo è un caso di inefficienza della politica. Il Pd, scrissi in un mio editoriale, poteva far nascere il Nord e non se ne è fatto nulla, per mancanza di azione sul campo». Quelle della Lega? «Delle forzature di plastica».

E Zagrebelsky: «Lo stato d'eccezione è come il morbillo: passa. Ce l'abbiamo da vent'anni, certo è un morbillo un po' lungo...»

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia