«Ferro, un pasticcio tecnico e politico»

L’ex sindaco Giuseppe Casson sul caso “Ultima spiaggia”: se fossi in lui mi dimetterei subito anche per una piccola macchia
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. «Se dopo aver spiegato ogni cosa, rimanesse anche solo una piccola macchia sulla figura del sindaco, io fossi in Ferro mi dimetterei all’istante». A parlare è l’ex sindaco Giuseppe Casson (Chioggia è libera) che, come avvocato, entra nel merito della vicenda “Ultima spiaggia” anche sotto il profilo tecnico.

Il sindaco Alessandro Ferro minimizza, sostiene non ci sia alcun problema e che il caso sia stato strumentalizzato. Concorda?

«Una tesi difficile da sostenere. Qui non ci sono strumentalizzazioni, ci sono dati oggettivi. Date, documenti e atti amministrativi su cui il sindaco continua a non dare spiegazioni. Ai fatti si risponde con i fatti. Mettere la testa sotto la sabbia non serve a nulla, rimandare il confronto non è mai un buon segnale. Chi è certo delle proprie posizioni non deve temere di rispondere ai quesiti, più che leciti, delle opposizioni, ma anche della città che sta seguendo la vicenda con preoccupazione».

Se lei si trovasse nella situazione di Ferro, come si comporterebbe?

«Ragionando per assurdo e calandomi nei suoi panni, non solo, mai mi sarei negato al confronto, ma anzi io stesso avrei chiesto di poter dare subito le spiegazioni davanti il Consiglio comunale per chiarire la mia posizione e allontanare qualsiasi ombra dalla figura del sindaco che deve rimanere immacolata. Per come la vedo io, non si può offuscare un ruolo istituzionale con ombre sulla condotta irreprensibile di chi lo ricopre. Avrei risposto a ogni domanda e dimostrato con documenti le mie tesi. Se anche dopo il confronto avessi avuto il sentore che una minima ombra era rimasta, avrei fatto un passo indietro, dando le dimissioni».

In tutta la vicenda Ultima spiaggia, qual è l’aspetto secondo lei più grave?

«Le macchie sono più di una e non lo dico come politico, lo dico anche come avvocato. La sussistenza del conflitto di interessi è palese e reiterata. Basta ripercorrere le date. Ferro non può nascondersi dietro il suo ruolo di socio accomandante (senza poteri decisionali ndr) perché in quella società ha degli interessi patrimoniali evidenti. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato (emessa il 29 settembre, pubblicata il 13 dicembre), doveva fare un atto formale di non ingerenza, dichiarando che aveva degli interessi personali nella vicenda e quindi delegava a altri di occuparsene. Non lo ha fatto. Anzi, tre giorni dopo ha ridistribuito le deleghe in giunta e si è tenuto il demanio per un mese, lasciandolo solo il 16 gennaio scorso quando è esploso lo “scandalo”.

E poi?

«C’è la faccenda della sentenza non ancora applicata, malgrado i solleciti. Ci sono le mail inviate con il suo indirizzo privato all’avvocato Pierpaolo Alegiani della controparte per fissare l’incontro in municipio per parlare della sentenza. Incontro poi cancellato passando la palla all’avvocatura civica. C’è poi l’autorizzazione data dagli uffici comunali il 27 luglio, quando già era sindaco, al sub ingresso nella concessione della moglie. Insomma i rilievi contestabili sono tanti e anche pesanti. Un pasticcio sotto il profilo tecnico e un enorme pasticcio politico».

Cosa succederà nel prossimo Consiglio?

«Mi auguro che il sindaco riesca a dissolvere le ombre e a convincerci, con prove alla mano, che tutto è stato fatto in buona fede e che la “normalità” è stata ripristinata. Le persone passano, ma il ruolo rappresentativo rimane e su quello non ammetto che siano sconti sulla credibilità».

Nessuno dei Cinque stelle, a eccezione della consigliera dissidente Maria Chiara Boccato, commenta la vicenda…

«Un silenzio incomprensibile e imbarazzante direi. Nessuno ha proferito verbo, anzi in un paio di casi hanno dichiarato in Consiglio di essere al corrente della vicenda e che non ci sono problemi oppure si sono limitati a additare l’opposizione come brutta e cattiva senza mai rispondere nel merito dei rilievi contestati. L’intera vicenda sarebbe pesante per qualsiasi politico, ma da chi predica la trasparenza direi che ci si doveva attendere un comportamento ben diverso. Dal sindaco, in primis, ma anche da tutta la squadra che lo supporta».

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