Fermo pesca, niente soldi La marineria a Venezia
CHIOGGIA. I pescatori chioggiotti manifesteranno a Venezia, se i pagamenti del fermo pesca non saranno effettuati in tempi brevi e il sindaco, Giuseppe Casson, sarà con loro, a testimoniare la protesta di tutta la città.
È stato lo stesso primo cittadino a sottolineare questa sua intenzione, nel corso dell'assemblea della marineria veneta, che si è svolta a Chioggia ieri mattina.
Una riunione convocata dalla Fai-Cisl per fare il punto sul mancato, finora, pagamento del fermo pesca del 2012 ai marinai imbarcati sui pescherecci (un migliaio in Veneto, di cui circa 600 a Chioggia) e sulle prospettive per il 2013 e gli anni a venire, legate anche all'evoluzione delle norme italiane ed europee di settore.
Silvano Giangiacomi, responsabile nazionale della pesca per la Fai-Cisl, ha portato l'unica “buona” notizia della mattinata, ovvero che il decreto che stanzia 30 milioni per 2012 e 2013 è stato firmato dai ministri interessati (lavoro ed economia) e che i 18 milioni relativi al 2012 saranno liquidati entro pochi giorni. Giangiacomi ha fatto la storia di come lo stanziamento sia stato strappato alla palude burocratica ministeriale, prima, con un accordo firmato il 29 luglio, poi con un tira e molla iniziato a metà settembre e terminato a ottobre inoltrato per sbloccare il pagamento. Adesso la palla passa all'Inps le cui sedi regionali dovrebbero ricevere, a giorni, la circolare da Roma per erogare i soldi. «Andrò all'Inps», si è impegnato Casson, «mi farò dire il giorno in cui contano di cominciare a pagare e, se tarderanno di un solo giorno, io verrò a Venezia a manifestare con voi». Ma, anche se tutto andrà bene, i problemi non sono finiti qui.
Il budget per il fermo pesca 2013, infatti, a quel punto si ridurrà a 12 milioni, che non bastano. «Il fabbisogno strutturale si aggira sui 25 milioni e, per coprirlo restiamo sempre in ritardo di un anno. Dal 2017, poi, lo Stato non finanzierà più le casse integrazioni in deroga, tra le quali rientra anche il pagamento del fermo biologico e la pesca, con i suoi soli 29mila addetti a livello nazionale, non può dotarsi di una cassa integrazione strutturale. Abbiamo una speranza, legata ai finanziamenti europei, dato che la Ue sarebbe orientata (ma non vi è certezza) a mantenere i finanziamenti di sostegno al fermo biologico. In quel caso i fondi statali potrebbero servire a creare un sistema di welfare che, oggi, nel mondo della pesca, è assente».
Diego Degan
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