Nuovo sovrintendente della Fenice alla conta dei voti. La nomina nelle mani di Brugnaro

Il governo ha scelto il direttore d’orchestra Tortato per il Consiglio di indirizzo della Fondazione, manca il rappresentante dei privati. In pole c’è Colabianchi, sullo sfondo il trevigiano Conte

Enrico Tantucci
Il teatro la Fenice
Il teatro la Fenice

Nuovo sovrintendente della Fenice, tutto nelle mani di Luigi Brugnaro. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha infatti rotto gli indugi e designato il suo rappresentante nel Consiglio di indirizzo della Fondazione. È il direttore d’orchestra e musicista veneziano Alessandro Tortato che ha la cattedra di Teoria, ritmica e percezione musicale al Conservatorio Benedetto Marcello.

Tortato è stato sino al 2019 direttore artistico e direttore principale dell’orchestra Accademia di San Giorgio di Venezia, presso alla Fondazione Cini di Venezia e direttore artistico dell’Orv, Orchestra Regionale Filarmonia Veneta. È anche storico e enogastronomo.

Una nomina abile quella di Giuli con Tortato perché «espressione del territorio» come chiede in particolare per la Fenice il presidente della Regione Luca Zaia e in parte lo stesso Brugnaro, ma contemporaneamente riferita a una personalità vicina alla destra e che dunque non avrebbe problemi a votare il candidato naturale di Fratelli d’Italia per la carica di sovrintendente al posto di Fortunato Ortombina, volato alla guida della Scala di Milano: Nicola Colabianchi, ora alla guida del Teatro Lirico di Cagliari, molto discusso per diverse vicende giudiziarie che riguardano la sua gestione della fondazione sarda.

Con la nomina di Tortato ora ci sono i numeri perché il Consiglio di Indirizzo possa votare il nuovo sovrintendente. Oltre al rappresentante del Ministero della Cultura, infatti, sono già stati designati l’avvocato Maurizio Jacobi per la Regione e Luigi de Siervo, riconfermato dal Comune di Venezia. In più c’è appunto Brugnaro, membro di diritto del Consiglio in quanto presidente della Fondazione Teatro La Fenice.

Manca il rappresentante dei privati perché dopo che la Fondazione di Venezia con il precedente presidente, l’ex rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, ha deciso di ridurre da 1,3 milioni a 700 mila euro il contributo annuo alla Fenice non ha più diritto di nominare direttamente un proprio consigliere.

Serve un accordo su un nome con gli altri soci privati della Fenice, che sono numerosi. Tra gli altri, Intesa San Paolo, Ferretti Group, Generali, Save, Confindustria Venezia, Marsilio, Mavive, Turkish Airlines.

Ci vorrà del tempo, ma intanto il Consiglio potrebbe riunirsi e nominare il nuovo sovrintendente con quattro membri su cinque e non è la prima volta che accade. Si torna, dunque, a Brugnaro e alla sua volontà. Che deve decidere, in questo caso, chi scontentare.

Se aggiungesse il suo voto e quello del suo rappresentante a quello di Tortato per nominare Colabianchi, scontenterebbe il presidente della Regione Luca Zaia, che vuole un candidato del territorio e sembra contrario a “regalare” a Fratelli d’Italia la seconda fondazione lirica regionale dopo l’Arena di Verona guidata da Cecilia Gasdia.

Tutt’altro che scontato dunque il voto per Colabianchi del consigliere di nomina regionale. Se invece Brugnaro strappasse su un altro nome, si metterebbe contro il Ministero e la premier Giorgia Meloni – che vuole Colabianchi alla Fenice – in un momento per lui di estrema debolezza politica con l’inchiesta giudiziaria “Palude” che ancora lo vede coinvolto.

Un bel dilemma, per cui non è escluso che il sindaco decida di prendere ancora tempo, con la scusa che manca ancora il rappresentante dei privati in Consiglio di Indirizzo.

Sullo sfondo resta il nome del trevigiano Pierangelo Conte, attuale direttore artistico del Teatro Carlo Felice di Genova e già coordinatore artistico alla Fenice, che può essere considerato una sorta di “carta di riserva” di Fratelli d’Italia, visto che negli ultimi anni si è molto avvicinato alle posizioni del partito di maggioranza.

Nel frattempo a mandare avanti la Fenice al posto di Ortombina è ancora il direttore generale Andrea Erri, l’uomo che ha contribuito negli ultimi anni a risanarne i conti. Anche lui, sulla carta, un nome teoricamente spendibile per la sovrintendenza della Fenice, in caso di stallo prolungato. Ma la palla del futuro della Fenice ora è nelle mani di Brugnaro, che deve decidere come giocarla.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia