Federica, con l’infermità niente carcere
CHIOGGIA. Se verrà confermato che Federica Boscolo Gnolo ha ucciso la piccola Farah, in un momento di offuscamento delle sue facoltà mentali, la 32enne di Chioggia non andrà in carcere, ma dovrà seguire un percorso riabilitativo a Londra.
Ma cosa sia successo nella stanza dell’Hotel Lily di Londra non lo si saprà mai, a meno che un giorno il corpicino della piccola Farah non venga ritrovato. Solo allora, se sarà ancora possibile svolgere un’autopsia sulla bambina morta a soli due mesi, si potrà stabilire in che modo Federica Boscolo Gnolo abbia ucciso sua figlia. Per adesso, qualsiasi modalità del delitto, rimane soltanto una mera ipotesi non provata da nessuna analisi scientifica. Ieri lo ha ribadito ancora la MET (Metropolitan Police Service): «Il corpo della bambina non è mai stato trovato», ha ribadito la polizia londinese, «quindi le cause della sua morte non sono mai state accertate». Un particolare non da poco quello dell’occultamento del cadavere, che potrebbe servire come ulteriore prova per dimostrare che la giovane donna non era in grado di intendere e di volere, come ha ammesso Boscolo Gnolo lunedì mattina, davanti alla Corte Criminale londinese di Old Bailey. Nonostante la notizia dell’infanticidio fosse già apparsa lo scorso aprile, quello che ha riportato il caso alla ribalta è stata l’ammissione da parte della donna della propria colpevolezza, sebbene abbia aggiunto che in quel momento non era in grado di intendere e di volere. L’anno scorso Boscolo Gnolo aveva infatti letto un memoriale in cui diceva che aveva ucciso la piccola per poi però rimanere zitta davanti alla domanda diretta dei giudici se fosse stata lei la colpevole. Quel silenzio è stato spiegato dallo Studio McCormacks con tre perizie psichiatriche, svolte in questi mesi trascorsi nel reparto psichiatrico del carcere femminile di Holloway.
Il prossimo 8 aprile è stata fissata un ulteriore udienza che dovrebbe portare alla sentenza definitiva. Boscolo Gnolo si trova infatti in prigione da poco più di un anno. Ma quanto dovrà rimanerci? Sia la presidente della Camera Penale veneziana Annamaria Marin che il docente padovano di diritto internazionale Paolo De Stefani, hanno detto che soltanto nel caso in cui il giudice inglese la condannasse a una pena detentiva, la donna potrebbe scontare la pena in Italia. Il riconoscimento di un’infermità mentale potrebbe portare invece la donna a rimanere in Inghilterra, in apposite strutture. «In Italia», ha detto Marin, «nel caso in cui a una persona venga riconosciuta l’incapacità di intendere e di volere, non viene applicata una pena, ma viene inserita nelle Rems (strutture residenziali sanitarie gestite dal Ministero della Giustizia). Per capire se ci sono possibilità che la donna possa venire in Italia, bisogna attendere la sentenza». De Stefani ha spiegato che anche in Inghilterra esistono strutture di questo tipo. Se Boscolo Gnolo venisse riconosciuta incapace di intendere e di volere, scatterebbe un programma di cura che, con diagnosi periodica, verificherebbe lo stato della donna. «Se ha l’obbligo nella sentenza di seguire un trattamento sanitario», ha detto il professore, «allora è possibile che dovrà rimanere in Inghilterra».
Il docente ha inoltre confermato che in Inghilterra il disturbo post partum, conosciuto come Sindrome di Muenchausen per procura, viene tenuto in forte considerazione dato che non è raro nei fatti di cronaca. La lontananza della figlia per la famiglia sarebbe un ulteriore dolore che si aggiungere a una tragica catena di episodi, sfociati lo scorso fine gennaio quando qualcosa dentro la mente della giovane mamma di 32 anni ha iniziato a sgretolarsi.
Lo stesso buio che è calato nella vita di Federica avvolge ancora oggi le indagini della polizia, impossibilitata a ricostruire nel dettaglio i frammenti di quel 27 gennaio. Quel giorno la donna è uscita dalla stanza con una grande trolley a pois, mai più ritrovato, dove è quasi certo che ci fosse la piccola Farah.
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